martedì 3 gennaio 2012

La mia giostra

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Gira, gira,  gira,  gira,  gira la giostra.
Oggi sono andata al centro commerciale "Porte di Roma" (che poi non ho mai capito perchè si chiama così, per me le porte di Roma sono quelle dall'antica cinta di mura che argina il centro storico) posto ideale per alienarsi un po' e muoversi facilmente trasportati da una sedia a rotelle.
Devo dire che il centro commerciale non è proprio uno dei miei posti preferiti, ma non per questo lo evito.  Il centro commerciale è comodo, pratico, e se preso per il verso giusto,  si trasforma in un esperienza che può fornire quella giusta dose di "cultura di massa" che magari potrebbe sfuggire a chi come me non accende la televisione da più di 3 anni.  Il centro commerciale può diventare perciò un interessante avventura antropologica.
Insomma, me ne stavo seduta davanti alla giostra che hanno montato davanti Leroy Merlin ("L'eroe di Merlino!" direbbe il fidanzato di mia sorella che si diverte ad italianizzare tutti i nomi dei negozi) e ho iniziato ad osservarla.
La giostra girava, girava, senza tregua. Le luci si accendevano e spengevano a ritmo dei gingle ipnotici che ripetevano la stessa melodia (quelle melodie che tutti sappiamo di cui nessuno sa il nome) incessantemente come un “mantra” indiano. Il risultato, in effetti,  era proprio quello di un mantra:  a forza di osservare la giostra ed ascoltare il mantra-gingle piano piano mi sono proiettata in un altra dimensione. Ho iniziato a girare insieme alla giostra, pur non essendoci sopra.
Ho pensato così a tutti i miei giri di giostra.
Osservando la sua corsa nel vuoto, il suo affannarsi e colorarsi di euforia ho iniziato a girare con lei. Su quante giostre sono salita nella mia (breve) vita! Perdendomi in quel tempo ho creduto che quella fosse la realtà. Adesso finalmente riesco a vedermi, e quasi mi viene da ridere.
Questi ultimi periodi sono per me  un salire e scendere da una giostra:  le settimane  di ricovero, si alternano ad entusiasmanti giri di giostra.  Questo alternarsi è ancora più netto adesso, che allo scendere la realtà,  questa si fa sempre più intensa da affrontare e ogni volta che scendo scendono con me anche le mie difese immunitarie e mi sento anche io priva di difese.  Da un giorno all'altro ecco che poi che le difese immunitarie risalgono, e io mi vesto di colori.  Mi dirigo all'entrata di quella giostra, pago il costosissimo gettone e mi metto una volta a cavallo, una volta dentro una grande mela verde, una volta accanto ad uno gnomo, e seduta ad un tavolino quelli che ruotano.
Finirà questa alternanza? Non lo so, anche perchè più vado avanti e più capisco quanto poco so, quanto le mie "certezze" siano relative.  Sento però dentro di me che adesso quella giostra mi serve, mi piace, mi diverte e non voglio smettere di salirci.
Osservo questo alternarsi e altalenarsi di umori e mi compiaccio di essere riuscita a trovare una giostra così colorata, così rumorosa e gioiosa. 
Per quanto magari si discosti dalla realtà, o per quanto sia esagerata, io amo la mia giostra. Me la sono costruita io, pezzo dopo pezzo, ingranaggio dopo ingranaggio e non ho nessuna intenzione di disfarmene.
Proprio nel momento in cui sono arrivata a formulare questo pensiero, la giostra del centro commerciale lentamente si è fermata, la musica ha cessato di suonare e i bambini sbuffando sono scesi dai loro cavalli colorati tornando dalle loro mamme, e mi è sembrato di sentire uno di loro che chiedeva per un altro giro.


Altalenare  (la giostra dell'umore)
Avanti e indietro,
spinto dall'ego,
e dal moto perpetuo.
regalando similitudini,
evita ciò che è vita.

Il momento, in alto,
è apice
che dimentica discesa,
senza accorgersene,
senza resa.

Un sorriso, la brezza,
rimanendo seduto,
anche quando il pendolo,
è fermato.
Lo stordimento sarà passato,
il flusso dei fluidi,
sarà placato.


Anonimo.



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