domenica 30 dicembre 2012


Dovunque egli viva, 
nel villaggio o nella foresta, 
nella valle o sulla collina, regna la gioia.

(dharmapada VII,98)



sabato 22 dicembre 2012

La Nuova Era

Siamo sopravvissuti alle nostre superstizioni, alle catastrofi, in realtà siamo sopravvissuti al desiderio più profondo: quello di vedere una fine. L'uomo di per se non può pensare all'eternità, è un concetto troppo grande. L'uomo non può pensare a Dio, all'Universo, all'Assoluto.
Possiamo sentirlo, percepirlo, ma non strutturarlo realmente nella nostra mente fredda, calcolatrice e razionale..
Eppure siamo parte di tutto questo, siamo in realtà eterni e saremo qui per l'eternità.
Con il 21 Dicembre 2012, qualcosa è successo dentro ognuno di noi: abbiamo capito che non esiste una fine e che siamo tutti eternamente collegati che ci piaccia o no.
E perchè non sfruttare questa incredibile condizione nella quale siamo?
Il 21-12-12 è stato un evento incredibile, forse il più grande di sempre. Sono state organizzate feste, concerti, mostre tutto per la "fine del mondo". Dal punto di vista commerciale e pubblicitario, una bomba! Per non parlare dei gadget di vario genere e dei libri. Non c'è stato bisogno di fare troppa comunicazione, perchè i Maya già da diversi secoli ci preparavano a questa giornata. (E così si scoprì che era tutta una trovata pubblicitaria e che Maya è un enorme multinazionale messicana e casa editrice mondiale :)).
Ieri, mentre il mondo doveva finire, sono andata in libreria, per fare alcuni regali natalizi, e ho visto uno scaffale pieno di questi libri apocalittici.
Erano già vecchi. E' incredibile la velocità con cui qualcosa può cambiare. Il mondo stava li ma loro urlavano che non doveva essere così, che la storia doveva essere un altra. Mi veniva da ridere, amaramente. Ho pensato al potere delle credenze, a quanto siamo suscettibili, a quanto siamo"abbocconi" e meravigliosamente sognatori. Non mi sono sentita presa in giro, nemmeno un secondo, ma ho visto la disperazione umana che cerca a tutti i costi un significato, un modo di incasellare, di dare un senso, di immaginarsi la fine del mondo. Forse una domanda da farsi è proprio "Perché voglio che il mondo finisca?".
Io piuttosto esclamerei: Voglio che il mondo inizi!
Triste ma vero il mondo è finito da un pezzo se non ve ne siete accorti. E' finito con la disillusione, con il veleno che in continuazione cerchiamo di passarci uno all'altro come se fosse una patata bollente, con la voglia di potere personale a scapito dell'altro, con il desiderio di essere felici per ciò che si possiede, con la politica italiana, con la paura di vivere della quale bene o male siamo tutti un po' malati.
Il mondo finisce ogni volta che non viviamo il nostro presente come un dono, ogni volta che non comprendiamo realmente che qui dove siamo c'è tutto il necessario per crearci e auto-crearci un esistenza serena e appagante. Il mondo finisce ogni volta che non vediamo l'altro ma il pallido riflesso di noi stessi. Il mondo finisce ogni volta che ci lamentiamo, ogni volta che imprechiamo, ogni volta che cadiamo in un tunnel di depressione odio per noi stessi, ogni volta che ci maltrattiamo o ci circondiamo di persone che lo fanno per noi e ogni volta che rimandiamo a domani la possibilità di essere felici.
Il mondo finisce ogni volta che soffochiamo l'amore con l'orgoglio, ogni volta che non regaliamo un po' di felicità, ogni volta che serbiamo rancore o odio, invidia o gelosia, ogni volta che parliamo male di qualcuno perché incapaci di vedere il "male" in noi.
E' un lavoro arduo mantenere il mondo in vita, lo so.
Ma ne vale la pena.
"Buon Inizio del Mondo" a tutti.


cielo blu della Nuova Era. Mi sembra più blu! :)







giovedì 20 dicembre 2012

Prima della fine del mondo.

Sono ancora nel mio letto, sono giorni pigri l'energia fisica è altalenante ma oggi non potevo perdermi proprio quest'occasione di scrivere.
Sento una pace profonda e intensa che mi raggiunge, sento che nonostante tutto è giusto lottare per ciò in cui crediamo, nei nostri sogni. E questo spazio è per me un piccolo sogno realizzato.
I nostri sogni sono tutti li a disposizione per essere vissuti basta con le lamentele, basta con la crisi, basta con il vittimismo. Se è vero che siamo vittime di un sistema, lo siamo ancora di più di noi stessi se continuiamo a lamentarci e non fare nulla per cambiare.
Questo 2012 ci ha fatto un regalo incredibile, grazie alla crisi che ognuno di noi ha attraversato a suo modo, ovvero confrontandosi con i limiti dell'esistenza umana: crisi economica, malattia, morte, nascita, ecc.
Grazie a queste "terribili" catastrofi, abbiamo finalmente dovuto fare i conti con un personaggio che abitava la nostra vita da quando siamo nati: noi stessi.
Quando fuori tutto crolla, l'unico posto dove si può andare è dentro di sé  e trovare proprio lì un appiglio inespugnabile. Non c'è altra soluzione.  E se dentro di noi non c'è un porto sicuro, ma una guerra in atto (come nella maggior parte dei casi), bisogna farci i conti lo stesso e seguire passo passo ogni movimento dell'anima iniziando a costruire quel porto sicuro.
Si scopre così che non esistono "fuori" i porti sicuri, che non ci sono persone, luoghi, relazioni, lavori "sicuri".
Questa opportunità di confronto non è qualcosa di scontato, è un occasione rara e preziosa di trasformazione, di conoscenza e sopratutto di evoluzione.
Per me è stato così.
La malattia mi ha permesso di iniziare a fare amicizia con me stessa.
E sicuramente non è stato facile, perché in questo processo ho scoperto anche che non mi sono sempre proprio simpatica, che ci sono parti di me che vorrei cancellare. Piano piano ho iniziato però ad accogliermi e comprendere che quelle parti sono sempre me, e che non si possono cancellare.
Fare i conti con "L'interno", è qualcosa di stupefacente, è , secondo me, l'unico motivo a parte l'amore, per il quale vale la pena vivere.
Che dalla crisi nasca una nuova opportunità, lo dicevano pure i cinesi ma penso che una cosa è saperlo e un altra è sperimentandolo vivendo.
Il cambiamento che spaventa un po' tutti, è destabilizzante, ma è un viaggio che siamo stati costretti, volenti o nolenti, tutti a fare ogni giorno quando ci svegliamo e non sappiamo bene che cosa ci potrà accadere.
Quest'anno è stato così, per tutti, non c'è persona che io conosca che non è stata messa alla prova dalla vita e che abbia attraversato qualche tipo di difficoltà.
Soltanto il fatto di vivere su questo pianeta è una sfida per molti.
Ci sono in atto più di 30 guerre in questo momento, ci sono persone che muoiono, che si ammalano, che non hanno un corpo intero e sano come la maggior parte di noi che siamo sotto questa campana di vetro, che nonostante tutto (ma proprio tutto) abbiamo un tetto sopra la testa e abbiamo un pasto caldo da mangiare. E non dobbiamo andare fino in Africa per incontrare queste realtà.
Allora ogni volta che siamo davanti un piatto di pasta caldo, che poggiamo i nostri piedi sul pavimento di casa e ci riscaldiamo sotto un piumino dell'ikea, perchè non ringraziamo? Perchè continuiamo a lamentarci e dirci "se solo avessi quella cosa potrei essere felice"?
Perché rimandare la felicità ad un momento ipotetico del futuro?
Perché non afferrarla subito, qui ed ora, in quei momenti di pace, di calma e tranquillità che nonostante tutto (lo ripeto ancora) esistono nelle nostre vite?
Solo il fatto di vivere, respirare, fare un esperienza sulla terra è qualcosa di strabiliante.
Se domani finisse il mondo, sono sicura che però molti di noi sarebbero felici, si sentirebbero sollevati dall'incombenza di "vivere" e forse anche una parte di me si schiererebbe con loro, perché "nonostante tutto", vivere è un avventura quanto strabiliante quanto faticosa.
Ma non mi arrendo così.
Mi piacerebbe invece che oggi come "giornata prima della fine del mondo", ognuno di noi si facesse alcune domande.
Se non siete d'accordo sul fatto di vivere per noi stessi e per la scoperta di quel mondo interiore meraviglioso, sicuramente lo sarete sul fatto di vivere per l'amore.
Ci sono persone intorno a noi che ci amano, ogni giorno, ci vogliono bene, pensano a noi, ci scrivono messaggi, ci mandano uno "smile" su internet, oppure semplicemente sono connessi con il nostro cuore con un filo invisibile.
Ecco io vorrei dedicare questo ultimo giorno di vita a quel filo invisibile che ci connette con chi amiamo e più in generale con tutte le persone che vivono su questo mondo, con le quali abbiamo in comune il semplice e banale fatto di vivere e respirare lo stesso ossigeno.
Anche il vicino sotto casa, che "nonostante tutto" abita a pochi metri e vive, gioisce, si rattrista, mangia, dorme, fa l'amore, proprio sotto casa nostra: anche con lui siamo collegati da un filo invisibile.
Vi regalo il mio decalogo di domande da farsi il  giorno prima della fine del mondo, che possiate prenderne ispirazione, ricordando che a volte è più importante farsi la domanda che trovare una risposta.

1) Ho detto a chi amo che lo/la amo?
2) Sono riuscito/a a sciogliere quel nodo di rabbia e rancore per quella persona?
3) Ho pregato almeno una volta negli ultimi mesi?
4) Mi sono concesso/a un ora di relax soltanto per me?
5) Ho abbracciato qualcuno negli ultimi giorni?
6) Ho dedicato tempo a immaginare come vorrei che fosse il mondo domani?
7) Ho detto "mi dispiace, perdonami" a chi ho fatto soffrire?
8) Ho aiutato qualcuno a fare qualcosa?
9) Ho notato la sofferenza di chi ho vicino e non sono scappato/a?
10) Ho chiuso gli occhi e fatto un respiro per intero?

Se ci sono domande alle quali la risposta è NO, consiglio di rimediare durante queste ore.
Ora è l'unico momento che abbiamo.
GRAZIE.




Alba senza rumore (massimo cavallari 08) Aspettiamo così la nuova alba: senza fare troppo rumore.



martedì 4 dicembre 2012


La Locanda


E' come una locanda l'essere umano.
Ogni mattina, qualcuno che arriva.

Gioia, tristezza, squallore,
rapidi e fuggevoli si presentano alla coscienza,
visitatori inattesi.

Accoglili di buon grado!
Anche se una folla di afflizioni
irrompe impetuosa nella tua casa
spazzando via ogni arredo,

onora ogni ospite.
Forse ti sta ripulendo
per prepararti ad un piacere nuovo.

Pensieri cupi, vergogna, risentimenti:
apri loro la tua porta ridendo,
invitali ad entrare.

Ringrazia chiunque si presenti,
perché è una guida
che ti è stata mandata da lontano.

                                                              (Rumi, poeta sufi del XII sec.)












lunedì 3 dicembre 2012

Il calendario dell'Avvento.

Mi sveglio, apro la finestra e un raggio di sole mi attraversa il viso. 
Sono stati giorni di pioggia, influenza, letargo e ritiro.
Respiro un’aria fresca, di “nuovo” mi preparo a ricominciare partendo da oggi, lunedì.
E’ iniziato Dicembre e se avessi otto anni, adesso aprirei la casella numero 3 del calendario dell’avvento, e dopo essermi mangiata il cioccolatino nascosto al suo interno comincerei il fatidico conteggio dei giorni che mi separano alla notte più magica dell’anno per qualsiasi bambino.
Io amavo il Natale, come ogni bambina e ho creduto in Babbo Natale fino ad un età che mi vergogno ancora a ricordare e forse avrei continuato a farlo  per molto tempo ancora, se non fosse per quel Natale di quasi quindici anni fa in cui una zia  vedendomi sorpresa per tutti quei regali che avevo trovato “nascosti” nel portabagagli della sua macchina mi disse sottovoce : “Non dire agli altri bambini di averli visti che quelli ancora credono in Babbo Natale”.
Penso che il frastuono della rottura dalla mia illusione si sia sentita per chilometri e chilometri nelle vicinanze. Era stato appena infranto un cristallo sottilissimo:  il “cristallo” della Magia.
Ci sono voluti altrettanti anni per semi-ricostruirlo, ma questa è un'altra storia.
Che brutta cosa il Natale quando scopri che la magia non esiste.
Oggi mi sento però come se quel calendario dell’avvento ancora ci fosse, (sarà che mia madre ha continuato a regalarmelo puntualmente ogni primo Dicembre per almeno una decina d’anni) e quindi riesco a sentire lo stesso un piccolo brivido d’attesa per quel giorno colorato di rosso, verde e oro che si avvicina un pochino di più.
Io ci credo ancora,  credo che almeno un giorno l’anno tante persone sono per forza di cose obbligate a riflettere su se stesse, sull’Amore e sulle persone a cui vogliono bene, anche le persone più ciniche e spietate, anche le più sole e disperate (tante).
So che in fondo al loro cuore un piccolo pensiero li attraversa, un piccolo dubbio: “E se fosse vero?”.  Personalmente confido nell’Avvento di un 24 Dicembre di pace e di respiro dopo un lungo anno di corse affanni e profonde trasformazioni.
Sbircio sulla scrivania: ho una lista lunghissima di cose da fare, scrivere, ultimare progetti, persone da chiamare, lezioni da preparare, ma faccio un lungo respiro e mi godo questo prezioso raggio di sole e quell’immagine di me bambina che apre una casella del magico calendario. E ascolto dentro di me l’attesa per l’arrivo di un nuovo capitolo della mia esistenza, e mi auguro anche quella di tante altre persone (tutti nessuno escluso) che hanno dovuto mettersi alla prova con la Vita, per quanto essa meravigliosamente spaventevole possa diventare.
Ognuno ha perciò il suo calendario dell’Avvento, perché ognuno sta aspettando il proprio momento di pace, di riposo e leggerezza amorevole dopo tanto costruire nel quotidiano.
Quanto tempo è dovuto passare affinché mi godessi questo respiro. 
Scorrono nella mia testa immagini di quello che è stato e mi viene da sorridere rabbrividendo.
Ho capito e compreso che è inutile caricarsi del peso di tutte le cose che si dovranno fare e che più salutare per me prendermi un momento di pausa e creare lo spazio affinché tutto trovi da se il suo ordine, ho compreso che è giusto fidarsi e affidarsi alla vita piuttosto che remare in continuazione contro e volerla dirigere nel modo in cui voglio io a tutti i costi. 
Attendo ancora i risultati delle analisi, mi guardo indietro e mi sembra di aver attraversato nei mesi passati attraverso una di quelle macchine che si vedono spesso nei cartoni animati, quelle di montaggio, smontaggio a catena.
Funzionava che qualcosa entrava da una parte e poi tutta una serie di marchingegni colorati fatti da molle, ingranaggi, seghe, cacciaviti, tubi, andavano ad attivarsi e ciò che veniva introdotto all'inizio del nastro trasportatore poi ne usciva dalla parte opposta totalmente trasformato, oppure con qualche pezzo in più.
Ecco, mi sento alla fine di quel nastro trasportatore, e sto cercando di capire che cosa mi abbia lasciato il viaggio in quella misteriosa macchina.
Mi sento diversa, ma non so ancora come.
Accolgo questa diversità e mi sento nuovamente testimone della vita che scorre.

GRAZIE.







Calendario dell'avvento, proprio come quelli che avevo da piccola, il 3 è in basso a sinistra.





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