Sono stati giorni di pioggia, influenza, letargo e ritiro.
Respiro un’aria fresca, di “nuovo” mi preparo a
ricominciare partendo da oggi, lunedì.
E’ iniziato Dicembre e se avessi otto anni, adesso
aprirei la casella numero 3 del calendario dell’avvento, e dopo essermi
mangiata il cioccolatino nascosto al suo interno comincerei il fatidico
conteggio dei giorni che mi separano alla notte più magica dell’anno per
qualsiasi bambino.
Io amavo il Natale, come ogni bambina e ho creduto
in Babbo Natale fino ad un età che mi vergogno ancora a ricordare e forse avrei
continuato a farlo per molto tempo
ancora, se non fosse per quel Natale di quasi quindici anni fa in cui una zia vedendomi sorpresa per tutti quei regali che avevo trovato “nascosti” nel
portabagagli della sua macchina mi disse sottovoce : “Non dire agli altri bambini di averli visti che quelli
ancora credono in Babbo Natale”.
Penso che il frastuono della rottura dalla mia
illusione si sia sentita per chilometri e chilometri nelle vicinanze. Era stato
appena infranto un cristallo sottilissimo: il “cristallo” della Magia.
Ci sono voluti altrettanti anni per
semi-ricostruirlo, ma questa è un'altra storia.
Che brutta cosa il Natale quando scopri che la
magia non esiste.
Oggi mi sento però come se quel calendario
dell’avvento ancora ci fosse, (sarà che mia madre ha continuato a regalarmelo
puntualmente ogni primo Dicembre per almeno una decina d’anni) e quindi riesco a sentire lo stesso un piccolo brivido d’attesa per quel giorno colorato di rosso, verde
e oro che si avvicina un pochino di più.
Io ci credo ancora, credo che almeno un giorno l’anno tante
persone sono per forza di cose obbligate a riflettere su se stesse,
sull’Amore e sulle persone a cui vogliono bene, anche le persone più ciniche e
spietate, anche le più sole e disperate (tante).
So che in fondo al loro cuore un piccolo pensiero
li attraversa, un piccolo dubbio: “E se fosse vero?”. Personalmente confido nell’Avvento di un 24
Dicembre di pace e di respiro dopo un lungo anno di corse affanni e profonde
trasformazioni.
Sbircio sulla scrivania: ho una lista lunghissima
di cose da fare, scrivere, ultimare progetti, persone da chiamare, lezioni da
preparare, ma faccio un lungo respiro e mi godo questo prezioso raggio di sole
e quell’immagine di me bambina che apre una casella del magico calendario. E
ascolto dentro di me l’attesa per l’arrivo di un nuovo capitolo della mia
esistenza, e mi auguro anche quella di tante altre persone (tutti nessuno
escluso) che hanno dovuto mettersi alla prova con la Vita, per quanto essa
meravigliosamente spaventevole possa diventare.
Ognuno ha perciò il suo calendario dell’Avvento,
perché ognuno sta aspettando il proprio momento di pace, di riposo e leggerezza
amorevole dopo tanto costruire nel quotidiano.
Quanto tempo è dovuto passare affinché mi godessi questo
respiro.
Scorrono nella mia testa immagini di quello che è stato e mi viene da
sorridere rabbrividendo.
Ho capito e compreso che è inutile caricarsi del
peso di tutte le cose che si dovranno fare e che più salutare per me prendermi
un momento di pausa e creare lo spazio affinché tutto trovi da se il suo ordine,
ho compreso che è giusto fidarsi e affidarsi alla vita piuttosto che remare in
continuazione contro e volerla dirigere nel modo in cui voglio io a tutti i
costi.
Attendo ancora i risultati delle analisi, mi guardo
indietro e mi sembra di aver attraversato nei mesi passati attraverso una di
quelle macchine che si vedono spesso nei cartoni animati, quelle di montaggio,
smontaggio a catena.
Funzionava che qualcosa entrava da una parte e poi
tutta una serie di marchingegni colorati fatti da molle, ingranaggi, seghe,
cacciaviti, tubi, andavano ad attivarsi e ciò che veniva introdotto all'inizio
del nastro trasportatore poi ne usciva dalla parte opposta totalmente
trasformato, oppure con qualche pezzo in più.
Ecco, mi sento alla fine di quel nastro
trasportatore, e sto cercando di capire che cosa mi abbia lasciato il viaggio
in quella misteriosa macchina.
Mi sento diversa, ma non so ancora come.
Accolgo questa diversità e mi sento nuovamente
testimone della vita che scorre.
GRAZIE.
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Calendario dell'avvento, proprio come quelli che avevo da piccola, il 3 è in basso a sinistra. |
Grazie a te FranZ!
RispondiEliminaNon sò come o perchè,ma leggerti mi dà sempre un senso di sollievo.
si dice che quando uno diventa grande la parola "facile" non esiste.
RispondiEliminasi dice che quando uno diventa grande i problemi diventano più grandi. e quando uno diventa più grande non crede più a babbo natale.
io sono grande, ma credo che sia più "facile" affrontare i grandi problemi se si guardano con gli occhi della semplicità, come quelli di un bambino. e credo anche oggi in babbo natale. perché non è una persona, una cosa, una religione. ma un modo di pensare. un modo di pensare che è vero, hanno soprattutto i bambini, ma che anche i "grandi" dovrebbero conservare un po' nel loro cuore. un po' come fai tu. :)