lunedì 3 dicembre 2012

Il calendario dell'Avvento.

Mi sveglio, apro la finestra e un raggio di sole mi attraversa il viso. 
Sono stati giorni di pioggia, influenza, letargo e ritiro.
Respiro un’aria fresca, di “nuovo” mi preparo a ricominciare partendo da oggi, lunedì.
E’ iniziato Dicembre e se avessi otto anni, adesso aprirei la casella numero 3 del calendario dell’avvento, e dopo essermi mangiata il cioccolatino nascosto al suo interno comincerei il fatidico conteggio dei giorni che mi separano alla notte più magica dell’anno per qualsiasi bambino.
Io amavo il Natale, come ogni bambina e ho creduto in Babbo Natale fino ad un età che mi vergogno ancora a ricordare e forse avrei continuato a farlo  per molto tempo ancora, se non fosse per quel Natale di quasi quindici anni fa in cui una zia  vedendomi sorpresa per tutti quei regali che avevo trovato “nascosti” nel portabagagli della sua macchina mi disse sottovoce : “Non dire agli altri bambini di averli visti che quelli ancora credono in Babbo Natale”.
Penso che il frastuono della rottura dalla mia illusione si sia sentita per chilometri e chilometri nelle vicinanze. Era stato appena infranto un cristallo sottilissimo:  il “cristallo” della Magia.
Ci sono voluti altrettanti anni per semi-ricostruirlo, ma questa è un'altra storia.
Che brutta cosa il Natale quando scopri che la magia non esiste.
Oggi mi sento però come se quel calendario dell’avvento ancora ci fosse, (sarà che mia madre ha continuato a regalarmelo puntualmente ogni primo Dicembre per almeno una decina d’anni) e quindi riesco a sentire lo stesso un piccolo brivido d’attesa per quel giorno colorato di rosso, verde e oro che si avvicina un pochino di più.
Io ci credo ancora,  credo che almeno un giorno l’anno tante persone sono per forza di cose obbligate a riflettere su se stesse, sull’Amore e sulle persone a cui vogliono bene, anche le persone più ciniche e spietate, anche le più sole e disperate (tante).
So che in fondo al loro cuore un piccolo pensiero li attraversa, un piccolo dubbio: “E se fosse vero?”.  Personalmente confido nell’Avvento di un 24 Dicembre di pace e di respiro dopo un lungo anno di corse affanni e profonde trasformazioni.
Sbircio sulla scrivania: ho una lista lunghissima di cose da fare, scrivere, ultimare progetti, persone da chiamare, lezioni da preparare, ma faccio un lungo respiro e mi godo questo prezioso raggio di sole e quell’immagine di me bambina che apre una casella del magico calendario. E ascolto dentro di me l’attesa per l’arrivo di un nuovo capitolo della mia esistenza, e mi auguro anche quella di tante altre persone (tutti nessuno escluso) che hanno dovuto mettersi alla prova con la Vita, per quanto essa meravigliosamente spaventevole possa diventare.
Ognuno ha perciò il suo calendario dell’Avvento, perché ognuno sta aspettando il proprio momento di pace, di riposo e leggerezza amorevole dopo tanto costruire nel quotidiano.
Quanto tempo è dovuto passare affinché mi godessi questo respiro. 
Scorrono nella mia testa immagini di quello che è stato e mi viene da sorridere rabbrividendo.
Ho capito e compreso che è inutile caricarsi del peso di tutte le cose che si dovranno fare e che più salutare per me prendermi un momento di pausa e creare lo spazio affinché tutto trovi da se il suo ordine, ho compreso che è giusto fidarsi e affidarsi alla vita piuttosto che remare in continuazione contro e volerla dirigere nel modo in cui voglio io a tutti i costi. 
Attendo ancora i risultati delle analisi, mi guardo indietro e mi sembra di aver attraversato nei mesi passati attraverso una di quelle macchine che si vedono spesso nei cartoni animati, quelle di montaggio, smontaggio a catena.
Funzionava che qualcosa entrava da una parte e poi tutta una serie di marchingegni colorati fatti da molle, ingranaggi, seghe, cacciaviti, tubi, andavano ad attivarsi e ciò che veniva introdotto all'inizio del nastro trasportatore poi ne usciva dalla parte opposta totalmente trasformato, oppure con qualche pezzo in più.
Ecco, mi sento alla fine di quel nastro trasportatore, e sto cercando di capire che cosa mi abbia lasciato il viaggio in quella misteriosa macchina.
Mi sento diversa, ma non so ancora come.
Accolgo questa diversità e mi sento nuovamente testimone della vita che scorre.

GRAZIE.







Calendario dell'avvento, proprio come quelli che avevo da piccola, il 3 è in basso a sinistra.





2 commenti:

  1. Grazie a te FranZ!
    Non sò come o perchè,ma leggerti mi dà sempre un senso di sollievo.

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  2. si dice che quando uno diventa grande la parola "facile" non esiste.
    si dice che quando uno diventa grande i problemi diventano più grandi. e quando uno diventa più grande non crede più a babbo natale.
    io sono grande, ma credo che sia più "facile" affrontare i grandi problemi se si guardano con gli occhi della semplicità, come quelli di un bambino. e credo anche oggi in babbo natale. perché non è una persona, una cosa, una religione. ma un modo di pensare. un modo di pensare che è vero, hanno soprattutto i bambini, ma che anche i "grandi" dovrebbero conservare un po' nel loro cuore. un po' come fai tu. :)

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