lunedì 9 gennaio 2012

Pirati

Riemergo a galla dopo due giorni di alto mare. Le onde erano alte, il vento soffiava forte e l’unica cosa da fare era quella di mettersi accucciati sotto la stiva e aspettare che passasse. Anche il più brutto dei temporali passa sempre, alla fine. Così stamattina ho risalito le scale scricchiolanti che portavano sull’ampio ponte di prua ancora bagnato, e ho visto l’alba. Mi sono immersa nella sua luce rinvigorente, e all’orizzonte si vede finalmente terra! Respiro.
Oggi mi dovrebbero dimettere, o forse evado. E’ tutta la notte che ho questa sensazione di essere su un vecchio galeone, con triplo albero e vele bianche che si muove per il mare. E’ un galeone di quelli di quelli con le stive piene di rum e un forte odore di salsedine impregnato nel legno.
E qui non sono sola.
Il settimo piano del Regina Elena (non sarebbe male per il nome del galeone), ha residenti molto giovani. Ho fatto un sondaggio siamo tutti ragazzi e ragazze di massimo trent’anni, quasi tutti in isolamento per le difese troppo basse, costretti ognuno nella sua “cabina”.  Allora qualche giorno fa ho fatto mandare un bigliettino ad ognuno dall’ infermiera che è andata urlando per i corridoi “c’è posta per te” recapitando loro una sorta di telegramma, nel quale spiegavo che, visto che siamo tutti sulla stessa "barca", sarebbe bello comunicare e scambiarci le nostre esperienze. La comunicazione è iniziata con alcuni, e ho scoperto così di avere dei veri e propri compagni di viaggio.
L’altra sera così è venuta a visitarmi, di nascosto, eludendo gli inferimeri-sentinelle, una di loro e siamo state a parlottare per un po’ e visto nei suoi occhi una luce incredibile.  Mi raccontava di come la sua vita fosse cambiata da quando anche a lei hanno diagnosticato un linfoma, e di come si sentisse libera finalmente di essere se stessa. Non ci sono più vincoli, più doveri e obblighi. Si tratta finalmente solo e soltanto di essere, ovviamente ci sono degli scotti da pagare, ma esiste libertà senza compromessi?
Questa esperienza è qualcosa che veramente ti porta a galleggiare sulla realtà, come su un galeone. E’ come stare in una terra di nessuno, dove le regole non esistono, e si combatte per mare aspettando di arrivare sulla terra ferma, dove ogni tanto qualcuno scende. E’ come se la malattia ti liberasse dal ruolo sociale che devi a tutti i costi ricoprire e così scopri che puoi benissimo essere te stesso/a e basta.
L’altro giorno è venuto a trovarmi il mio amico Brusco (soprannominato così sempre dal ragazzo di mia sorella perché assomiglia a “Bruce Lee”, ma è de Roma quindi Brusco Lì), che anche lui ne ha passate di avventure, ed è arrivato in un momento di particolare fastidio visto che mi avevano appena fatto una biopsia ossea. 
Piccolo inciso: le biopsie sono una delle cose più noiose, ma anche qui ho sperimentato un escamotage per non sentire il fastidio. Semplicemente metto la musica con mantra indiani e inizio a salmodiare un “Ommmmmm” dopo l’altro. Cantare è veramente una delle cose più belle che ci sono, ma questa volta non aveva molto funzionato. Sarà stata la debole anestesia, o forse il mio corpo che si è stancato di essere in continuazione sollecitato, fatto sta che all’arrivo di Brusco ero piuttosto risentita dell’invasione chirurgica.
Ma ecco che raccontando al mio caro amico l’esperienza, mi accorgo che anche questa è passata e che non ho bisogno di lamentarmi,  in realtà quello che bisogna sopportare passa in fretta. Insomma il tempo è così relativo. E allora, lui percependo questa mia consapevolezza ancora non espressa, mi guarda e mi dice : “ Te stai a trasformà in un pirata anche tu!”.
In “un pirata”: lo scenario si completa e il galeone assume un'altra forma. Alzo lo sguardo e in alto vedo svolazzare una bandiera che non appartiene a nessuna terra. Mi sento fortissima, sento come se avessi finalmente compreso che quella barca la sto dirigendo io,  e che quest’avventura mi sta trasformando in una sorta di combattente-pirata che  insieme alla sua flotta, affronta il mare aperto.
Questo incredibile viaggio, ti porta ai confini di te stesso: ogni cosa di te  superflua o non abbastanza forte si sgretola lungo il percorso.
Tra quei mari e quelle tempeste sto scoprendo finalmente chi sono.
Ed io ultimamente mi sto scoprendo un po’ fuori legge, mi piace.
Vado che mi reclamano al timone.





5 commenti:

  1. Leggerti è stata un'emozione.Forte.
    Chi ad un certo momento della propria esistenza è stato sorpreso da un mare in tempesta,di qualunque natura essa sia stata,si stringe in un patto d'acciaio con tutti i pirati del mondo,presenti,passati e futuri.Uomo,donna,vecchio,bambino,ricco,povero,laureato o analfabeta,di qualsiasi genere sia il tipo di sovrastruttura che mascheri il proprio volto...Nulla conta più.Quando la vita decide di buttarti giù dal letto a calci in bocca e metterti davanti ad una sfida che vince solo chi resta in piedi,ti spogli di ogni cosa.Sei uguale a chiunque altro come te,è passato o stà passando attraverso il fuoco.Una camminata nelle fiamme,o la traversata di un mare in tempesta,non è certo come passeggiare nel parco in una mattinata di festa!E' qualcosa che modifica la tua persona nel profondo.Per affrontare la sofferenza e guardare il dolore,la paura,dritto dentro gl'occhi devi scendere negli scantinati della tua anima,ed ancora più giù,fino ad i sotteranei più oscuri.E quando ti accorgi che i tuoi mostri non li puoi neanche guardare,perchè è talmente buio che la vista è l'ultimo dei sensi che può venirti in aiuto,impari a conoscere ed accettare che ciò che davvero sei,quello che veramente conta non si vede,puoi solo sentirlo.E per assurdo,là dove è scuro come la pece troverai la luce più forte,e con quella potrai risalire.E' un viaggio dal quale,per un certo senso non si torna più,o quantomeno,non si torna più come prima,il modo in cui ci si guarda dentro,in cui si percepisce il mondo non sarà più lo stesso.Io non lo sò,amica mia,se meglio o peggio,forse ti sembrerò pazzo,ma potessi avere la possibilità di tornare indietro e scegliere,nonostante il prezzo da pagare sia stato alto,staccherei il biglietto e riprenderei l'ascensore.
    Mi stanno tornando in mente parole di un vecchio amico,ed a rischio d'annoiarti te le voglio riportare.
    "Quando cammini nel fuoco fallo umilmente,stai camminando nel labirinto dei dubbi su te stesso.Le luci ti possono accecare e c'è gente che non capisce mai.Cammini nell'arroganza,cammini nel dolore,ed è meglio non attendere che la fortuna venga a salvarti.Mentre cammini nel fuoco salutando con la mano,ci sono cose che dovrai gettare via,la paura che ti brucia in testa non ti sarà d'aiuto,devi essere forte perchè dovrai cominciare da zero,ancora ed ancora...Per cui cosa ti resta?..Devi sorbirti te stesso,ed una rabbia che può far male davvero!Devi ricominciare dal principio,ed allora,proprio allora,quello splendido fuoco riprende.Quando cammini umile,nella rabbia e nell'autocommiserazione e hai la forza di ammetterlo a te stesso,quando il passato ti fà ridere,e puoi assaporare la magia che ti fà sopravvivere in battaglia,scopri che quel fuoco è passione,e che più avanti c'è una porta,non un muro!Mentre cammini nel fuoco cerca di ricordarti il suo nome,perchè una volta passato,nulla sarà uguale a prima..E se il palazzo brucia vai verso quella porta,ma senza spegnere le fiamme...'Cause there's a bit of Magic in everything,and then some Loss to even things out."

    Ciao pirata!...Questa era "Magic and Loss" di Lou Reed,ed anche lui nel fuoco ha camminato davvero.

    Stefano (Raindog)

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  2. c'e' un pirata all'interno di ognuno di noi...

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  3. Grazie Stè per il tuo intenso contributo. Sono arrivate le fiamme fin qui..
    Credo che il biglietto per questo viaggio attraverso il fuoco, ognuno ce l'abbia con se fin dalla nascita. E può utilizzarlo in qualsiasi momento. Ma prima o poi è un viaggio che tocca a tutti..ognuno a suo modo. E' un viaggio dentro di se, che da l'occasione di poter attraversare l'oscurità più profonda e arrivare a comprendere che è parte di noi allo stesso modo della luce.
    Io credo profondamente anche nel viaggio di ritorno, e nel comprendere che una volta attraversate le fiamme il viaggio continua.
    "cause there is a bit of magic in evertything..." for real!!

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  4. Francesca, il tuo racconto mi ha commosso. Il galeone Regina Elena con i suoi giovani prigionieri... Imparare a essere liberi in mare, per poi esserlo sulla terra ferma! Che grande sfida! la maggior parte di noi neppure si rende conto di essere prigioniero sulla terra ferma...
    Riconosco nella parole della tua compagna "di come si sentisse libera finalmente di essere se stessa" una convinzione che ho sul tumore. Ovvero che sia "qualcosa di trattenuto e non espresso". È il punto di vista del Sistema Corpo Specchio di Martin Broffman, se non lo conosci te lo consiglio.

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  5. Spesso si guarda alla vita come qualcosa di scontato, perpetuando scelte delle volte banali in una ciclica routinne di questo e quello... e invece no, non per tutti, c'è dell'altro in questo mare... e questo altro spesso capita a chi supera una tempesta. c'è chi galleggia sulla superficie e chi dalla corrente vien trascinato via, come c'è chi nel mare si immerge e ci nuota la vita. Siamo comandanti della nostra nave.

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