sabato 7 gennaio 2012

Roma Romae

Dopo qualche giorno di pausa, dovuto al mio ricovero per il secondo ciclo di chemioterapia.. eccomi qui!

Prendo ispirazione da queste brevi parole del post della felicità di oggi per un meraviglioso e energico “Buongiorno”!!
Un buon giorno e che sia veramente tale, che possa oggi risplendere in ogni cuore la gioia di coltivare un pezzettino di più del nostro meraviglioso giardino interiore. (wow!)
La foto l'ho fatta stamattina presto, alle luci dell'alba ed è ciò che si vede dalla mia camera, dal settimo piano dell'ospedale Regina Elena.

Si vede tutta Roma, in lontananza addirittura S. Pietro, più vicino la basilica di S. Paolo, e devo dire che avere questi due grandi simboli qua sotto mi fa sentire protetta: beh Pietro e Paolo non è mica da tutti!
E più in lontananza si riescono a vedere le montagne innevate a nord di Roma, la neve è candida e bianca e viene voglia di rotolarcisi su. E' una vista che lascia volare lo sguardo e lo spirito alto e leggero. Ti fa sentire che Roma è ai tuoi piedi, che è tutto sotto controllo e che comunque vada è tutto lì che aspetta e non si muove. Forse è anche la magia di Roma, il suo essere eterna. Ciò che emana questa città è difficile descriverlo a chi non la conosce. Per chi è nato qui, come me, può diventare con gli anni troppo “avvolgente”, come una madre dalla quale non riesci a separarti.
Questa sensazione è così forte e chiara quando si parte in viaggio in macchina per andare fuori città,  e ci si rende conto che è più il viaggio per uscire dal raccordo anulare che poi quello per arrivare a destinazione. Io credo che soltanto un romano sa cosa voglia dire il traffico di Roma: quella sensazione paragonabile ai tentacoli di una piovra gigante che non ti mollano fino all’arrivo del casello, quando  finalmente la voce registrata della “casellante” ti augura  quel meccanico ma rassicurante “buon viaggio”.

Sono appena stata interrotta dalla visita di “Padre Tolde”,  uno dei personaggi più buffi dell’ospedale. Ogni settima fa visita ai pazienti e a modo suo lascia una benedizione portando fiero ciò che rappresenta, però veramente in un modo tutto suo, un po’ impacciato ma anche sfacciato. A volte mi sembra di sentire un vago odore di alcool, forse wisky (!!), per fortuna qui in ematologia bisogna indossare le mascherine, a differenza del reparto di ortopedia nel quale sono stata a giugno. Fatto sta che ovviamente attacco discorso pure con Padre Tolde e gli chiedo cosa ne pensa di Roma. E scopro che lui viene dall’Eritrea, il paese delle “faccette nere” scherza facendo allusione ad una canzone dell’epoca fascista, e mi declama il suo amore per Roma. Dice secondo lui che Roma è unica al mondo per il suo clima, mai troppo freddo e mai troppo caldo,  e conclude dicendo con il suo accento molto forte  divertente “Roma Caput Mundi!! Voi romani noi burini!”.  E quasi mi andava di stringergli la mano o fare qualcosa, ma poi mi ha subito chiesto se avrei voluto la comunione domani, rientrando nel suo ruolo clericale e  ho lasciato perdere.

2 commenti:

  1. La base della vittoria è sfidarsi al mattino...certo...ma anche la base della vittoria e' amarsi sin dal mattino.E l'amore in fondo e' la sfida piu' grande...

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  2. E' vero... la sfida è proprio quella! Una sfida appassionante.

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