La Città della Luce è un luogo dove più di dieci anni fa
alcune persone hanno deciso di ergere la loro casa e hanno iniziato
a vivere insieme basandosi su concetti come condivisione ed evoluzione
interiore. (La Città della Luce, link)
Oggi il sole è alto nel cielo, si respira un aria di
ritrovata primavera e calore.
Sento un nuovo stato d’animo che emerge, forte, allegro e
consapevole.
Sono stati due giorni di lavoro intenso individuale, ho
frequentato un seminario di Reiki che mi
ha permesso di accedere a nuovi stati di profonda comprensione e
consapevolezza.
La chiamata a fare un lavoro su di sé può avvenire in
tantissimi modi, per me è sempre stata una costante della mia vita e anche la motivazione più forte. Ho sempre pensato che l’unico vero viaggio che vale la pena di fare è
quello interiore. Il linfoma, e la successiva consapevolezza a voler guarire, è
stata la conferma e la spinta a procedere in questa direzione. Non per questo
bisogna arrivare ad ammalarsi per allargare la propria consapevolezza e voglia
di guardarsi un po’ più dentro. Sono innumerevoli le occasioni in cui qualcosa
si accende dentro di noi e ci esorta a guardare più in la di ciò che riusciamo
a toccare e guardare con sguardo
analitico e critico ben allenato e nutrito dagli stimoli che ci arrivano tutti
giorni quando siamo immersi in una vita per forza di cose, molto spesso
indipendenti dalla nostra volontà, mossa da fini consumistici.
Il Reiki non è conosciuto come dovrebbe. Io ritengo che sia
una delle cose che più mi ha aiutato nella mia vita al livello di
consapevolezza sulla strada della guarigione.
E’ molto difficile parlarne qui, apertamente con chi magari
non sa neanche di cosa si tratti. Ma io voglio cercare di renderlo accessibile
e comprensibile. Se solo ognuno di noi facesse un piccolo passo verso una
dimensione meno concreta e tangibile, credo che molte cose cambierebbero.
Ciò che è tangibile, concreto, dimostrabile, è ciò che si
distrugge più facilmente, è ciò di cui è fatto questo mondo che lentamente si
sta sgretolando. Si sente che tutto scricchiola, non è più tempo per rimanere
attaccati a materiali certezze che poco oramai hanno di solido.
Come al solito però la verità è sempre nel mezzo, ma per
arrivarci bisogna sempre fare un passo verso la direzione opposta dove ci si
trova.
Per meglio comprendere questo bisogna pensare al concetto
del bianco e nero racchiuso nel simbolo del famoso “Tao” e che questo weekend ho potuto
approfondire durante il seminario.
Tutto è formato da una parte di luce e una parte di oscurità
così il giorno stesso: nel momento di più luce possibile, a mezzoggiorno, è lo
stesso momento in cui inizia anche a calare il sole e quindi ad arrivare
l’oscurità. Ogni evento è alternanza di qualcosa e del suo opposto: dopo un
momento di massima gioia, ne succede un altro di massimo dispiacere e così via.
Accettare questa alternanza e comprendere di come essa sia parte stessa della
vita, anzi l’essenza stessa della vita, è qualcosa che prima o poi ogni persona
può facilmente comprendere semplicemente facendo un bilancio della propria
vita. Il problema è riuscire a smettere di soffrire per questa alternanza.
Questo è, a mio parere, lo scopo
ultimo della vita : l’accettazione di un tutto che è insieme bianco e nero.
Non c’è bene o male, giusto o sbagliato.
Tutto è insieme e costantemente presente in ogni istante. Si
inspira e poi si espira. Si nasce inspirando e si muore espirando.
Quanto può essere limitato fermarsi in un dualismo che tutto
separa?
Comprendere che la realtà è fatta anche di ciò che non si
può toccare, vedere, almeno secondo i
“canoni” più diffusi nella società.
Il problema è che non ci rendiamo conto che il sollievo, la
vera guarigione e benessere, si trovano soltanto se si riesce a guardare un po’
più in là del proprio naso, di ciò che è dimostrabile, di quello che si è
sempre verificato nella nostra vita.
Il nome Reiki, in
lingua giapponese, indica l’energia vitale, che tutto pervade e che è ovunque,
anche in noi.
Ecco questo non mi sembra così tanto difficile da
comprendere: a parte il fatto che la parola “energia” sia super inflazionata e
utilizzata in ogni modo ed etichettata come una parola da “fricchettoni” da
molti, ma forse se si chiamasse in un altro modo forse ci sarebbero meno
resistenze. L’energia è ciò che rende possibile il muoversi di ogni cosa, la
vita, il nascere e morire. Ciò che
tiene incollato ogni atomo, ogni molecola se vogliamo parlarne in termini
“fisici”. Se provassimo ogni tanto a fermarci, non sarebbe tanto difficile sentire quest’energia che scorre
dentro e fuori di noi. Questo può essere facilitato quando stiamo immersi in un
ambiente naturale, ma in realtà in ogni istante della nostra vita è presente
perché noi stessi siamo fatti di questa “sostanza”.
Perciò Reiki è l’energia vitale, più in particolare il
termine Rei indica l’aspetto universale e illimitato di questa energia e Ki
invece quello che scorre in tutto
e si manifesta e vive.
Esiste quindi un aspetto universale di questa dimensione che
riguarda il tutto e poi il suo manifestarsi e poi uno individuale che riguarda
il suo successivo scorrere in ogni cosa. Anche questo potrebbe sembrare un
concetto new age, e per questo la nostra
coscienza fa fatica a percepirlo come reale: anche qui, basta fare un piccolo
sforzo pù in là.
Il Reiki è un metodo finalizzato alla guarigione che si basa
proprio sul principio del lasciar fluire l’energia nel corpo tramite
l’imposizione delle mani sul alcune zone in cui sono presenti dei blocchi:
quello che si percepirà è un calore che si sprigiona dalle mani ed un
conseguente senso di profondo rilassamento.
Il termine Guarigione va inteso come un movimento verso il
compimento, verso la felicità, verso la autorealizzazione, verso la scoperta
del proprio autentico Sè.
C’è molto da dire, ma alla fine penso che sono poche le
parole che aprono l’universo della
consapevolezza: a volte può un immagine, un suono, un colore ed ecco che si può accedere a quella che è la “natura essenziale” di ogni
essere umano:
“Siamo nella nostra natura essenziale nei momenti in cui il
corpo agisce appropriamente prima che il pensiero decida che cosa fare, o in
cui diciamo delle verità prima ancora di sapere che cosa diremo. Di tanto in
tanto entriamo naturalmente in uno dei tanti aspetti della nostra natura essenziale,
e in queste esperienze di picco cogliamo un barlume di ciò che potrebbe essere
l’uomo”. (Helen Palmer)
Ecco allora, mi abbandono, tra queste colline marchigiane,
nel qui ed ora dell’esperienza a quella che è la mia natura essenziale e scopro
un nuovo sentire che lentamente mette le sue radici nel più profondo
dell’anima.
Verde Essenziale. |
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