martedì 17 aprile 2012

La Natura Essenziale

Ho deciso di tirare l’ancora e rimanere un altro po’ in questo posto che in questo momento mi sembra l’unico posto dove io possa stare, il posto giusto per me. E’ come se il mio cuore, la mia anima e il mio corpo magicamente si allineassero e trovassero il loro equilibrio proprio qui: alla Città della Luce.
La Città della Luce è un luogo dove più di dieci anni fa alcune persone hanno deciso di ergere la loro casa e hanno iniziato a vivere insieme basandosi su concetti come condivisione ed evoluzione interiore. (La Città della Luce, link)
Oggi il sole è alto nel cielo, si respira un aria di ritrovata primavera e calore.
Sento un nuovo stato d’animo che emerge, forte, allegro e consapevole.
Sono stati due giorni di lavoro intenso individuale, ho frequentato un seminario di Reiki che mi ha permesso di accedere a nuovi stati di profonda comprensione e consapevolezza.
La chiamata a fare un lavoro su di sé può avvenire in tantissimi modi, per me è sempre stata una costante della mia vita e anche la motivazione più forte. Ho sempre pensato che l’unico vero viaggio che vale la pena di fare è quello interiore. Il linfoma, e la successiva consapevolezza a voler guarire, è stata la conferma e la spinta a procedere in questa direzione. Non per questo bisogna arrivare ad ammalarsi per allargare la propria consapevolezza e voglia di guardarsi un po’ più dentro. Sono innumerevoli le occasioni in cui qualcosa si accende dentro di noi e ci esorta a guardare più in la di ciò che riusciamo a toccare e guardare con  sguardo analitico e critico ben allenato e nutrito dagli stimoli che ci arrivano tutti giorni quando siamo immersi in una vita per forza di cose, molto spesso indipendenti dalla nostra volontà, mossa da fini consumistici.
Il Reiki non è conosciuto come dovrebbe. Io ritengo che sia una delle cose che più mi ha aiutato nella mia vita al livello di consapevolezza sulla strada della guarigione.
E’ molto difficile parlarne qui, apertamente con chi magari non sa neanche di cosa si tratti. Ma io voglio cercare di renderlo accessibile e comprensibile. Se solo ognuno di noi facesse un piccolo passo verso una dimensione meno concreta e tangibile, credo che molte cose cambierebbero.
Ciò che è tangibile, concreto, dimostrabile, è ciò che si distrugge più facilmente, è ciò di cui è fatto questo mondo che lentamente si sta sgretolando. Si sente che tutto scricchiola, non è più tempo per rimanere attaccati a materiali certezze che poco oramai hanno di solido.
Come al solito però la verità è sempre nel mezzo, ma per arrivarci bisogna sempre fare un passo verso la direzione opposta dove ci si trova.
Per meglio comprendere questo bisogna pensare al concetto del bianco e nero racchiuso nel simbolo del famoso “Tao” e che questo weekend ho potuto approfondire durante il seminario.
Tutto è formato da una parte di luce e una parte di oscurità così il giorno stesso: nel momento di più luce possibile, a mezzoggiorno, è lo stesso momento in cui inizia anche a calare il sole e quindi ad arrivare l’oscurità. Ogni evento è alternanza di qualcosa e del suo opposto: dopo un momento di massima gioia, ne succede un altro di massimo dispiacere e così via. Accettare questa alternanza e comprendere di come essa sia parte stessa della vita, anzi l’essenza stessa della vita, è qualcosa che prima o poi ogni persona può facilmente comprendere semplicemente facendo un bilancio della propria vita. Il problema è riuscire a smettere di soffrire per questa alternanza. Questo è, a mio parere,  lo scopo ultimo della vita : l’accettazione di un tutto che è insieme bianco e nero.
Non c’è bene o male, giusto o sbagliato.
Tutto è insieme e costantemente presente in ogni istante. Si inspira e poi si espira. Si nasce inspirando e si muore espirando.
Quanto può essere limitato fermarsi in un dualismo che tutto separa?
Comprendere che la realtà è fatta anche di ciò che non si può toccare, vedere, almeno secondo i  “canoni” più diffusi nella società.
Il problema è che non ci rendiamo conto che il sollievo, la vera guarigione e benessere, si trovano soltanto se si riesce a guardare un po’ più in là del proprio naso, di ciò che è dimostrabile, di quello che si è sempre verificato nella nostra vita.
Il nome Reiki, in lingua giapponese, indica l’energia vitale, che tutto pervade e che è ovunque, anche in noi.
Ecco questo non mi sembra così tanto difficile da comprendere: a parte il fatto che la parola “energia” sia super inflazionata e utilizzata in ogni modo ed etichettata come una parola da “fricchettoni” da molti, ma forse se si chiamasse in un altro modo forse ci sarebbero meno resistenze. L’energia è ciò che rende possibile il muoversi di ogni cosa, la vita, il nascere e  morire. Ciò che tiene incollato ogni atomo, ogni molecola se vogliamo parlarne in termini “fisici”. Se provassimo ogni tanto a fermarci, non  sarebbe tanto difficile sentire quest’energia che scorre dentro e fuori di noi. Questo può essere facilitato quando stiamo immersi in un ambiente naturale, ma in realtà in ogni istante della nostra vita è presente perché noi stessi siamo fatti di questa “sostanza”.
Perciò Reiki è l’energia vitale, più in particolare il termine Rei indica l’aspetto universale e illimitato di questa energia e Ki invece quello che scorre  in tutto e si manifesta e vive.
Esiste quindi un aspetto universale di questa dimensione che riguarda il tutto e poi il suo manifestarsi e poi uno individuale che riguarda il suo successivo scorrere in ogni cosa. Anche questo potrebbe sembrare un concetto new age, e per questo la nostra coscienza fa fatica a percepirlo come reale: anche qui, basta fare un piccolo sforzo pù in là.
Il Reiki è un metodo finalizzato alla guarigione che si basa proprio sul principio del lasciar fluire l’energia nel corpo tramite l’imposizione delle mani sul alcune zone in cui sono presenti dei blocchi: quello che si percepirà è un calore che si sprigiona dalle mani ed un conseguente senso di profondo rilassamento.
Il termine Guarigione va inteso come un movimento verso il compimento, verso la felicità, verso la autorealizzazione, verso la scoperta del proprio autentico Sè.
C’è molto da dire, ma alla fine penso che sono poche le parole che aprono  l’universo della consapevolezza: a volte può un immagine, un suono, un colore ed ecco che  si può  accedere a quella che è la “natura essenziale” di ogni essere umano:

Siamo nella nostra natura essenziale nei momenti in cui il corpo agisce appropriamente prima che il pensiero decida che cosa fare, o in cui diciamo delle verità prima ancora di sapere che cosa diremo. Di tanto in tanto entriamo naturalmente in uno dei tanti aspetti della nostra natura essenziale, e in queste esperienze di picco cogliamo un barlume di ciò che potrebbe essere l’uomo”. (Helen Palmer)

Ecco allora, mi abbandono, tra queste colline marchigiane, nel qui ed ora dell’esperienza a quella che è la mia natura essenziale e scopro un nuovo sentire che lentamente mette le sue radici nel più profondo dell’anima.


Verde Essenziale.



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