Parole, parole, parole, parole.
Torno al blog, non serena, ma infastidita da questa valanga di parole e con
la voglia di metterle in riga e formare un discorso simil-compiuto. Ci provo.
PAROLE. Vorticosamente si ripetono nella mia testa quasi a
volerla far esplodere.
SILENZIO per favore!
L’unico rimedio sembra essere quello di scriverle e dar loro
uno spazio per esistere.
Sarà forse che ho smesso di meditare da qualche tempo e
adesso ne sento veramente la mancanza: oggi ricomincio, sul serio.
Sono tornata a “casa”, nella grande città, la vecchia città,
l’immortale e sempreterna, la grande madre, la vecchia signora, la sporca, la verdissima, la lenta, noiosa e malinconica, la famosa
e acclamata, solita, indiscussa, amata e odiata, Roma.
Sono seduta alla scrivania della mia camera, e c’è un
atmosfera surreale, sospesa, di attesa. E’ uno di quei giorni che vorrei non
passassero mai, ma continuamente
leggo l’ora sul display del computer e mi sembra che il tempo scorra troppo ed
esageratamente in fretta.
Fuori dalla finestra c’è un sole oramai quasi estivo, e i
pollini degli alberi volano portati dalla corrente su e giù per il viale.
Sembrano vivi: sembrano possedere una loro volontà anche se in reatà è il vento
che decide. Trovo commovente il tentativo di ogni albero, fiore, pianta di
riprodursi ogni anno, ogni primavera e il loro affidarsi ad un destino che non
dipende da loro, nel loro affidarsi silenzionamente ci offrono un grande insegnamento.
Domani ho una visita medica importante per pianificare
l’inizio della radioterapia: l’avventura con il linfoma non è finita, il processo di guarigione continua ed
io mi tengo ancorata al presente raccogliendo ogni energia necessaria ad
affrontare ciò che verrà. Mi sento
come un soldato che prima di andare in guerra si ritrova nella stanza delle
munizioni e decide quali armi e quante munizioni deve portare con sé. Sono lì
che osservo e mi procuro la giusta attrezzatura, per fortuna non è la prima
battaglia e sono già allenata, forse solo un po’ stanca.
E’ vero che nell’immobilità ogni cosa riemerge, ma veramente
ogni cosa.
Comprendo perché molte persone hanno il terrore di fermarsi,
e sostare negli spazi di tempo che esistono tra una parola ed un'altra, tra un
respiro ed un altro, tra un appuntamento ed un altro.
In quello spazio c’è quel tutto che tanto si teme e che
tanto si fugge.
Quello spazio è riempito da tutte le parole non dette, da
tutti i pensieri incompiuti, le immagini lontane e future, da tutti i desideri
e disegni che sempre abbiamo fatto
da piccoli, da quella casa colorata al bordo della strada che ci siamo sempre chiesti
come sarebbe stato vivere li.
Allora il silenzio è bandito e pericoloso. E’ uno spazio
inascoltato e meno viene ascoltato e più incalza e si ingrossa e più va
fuggito. Si preferisce parlare dello spazio di qualcun altro, appropriarsi
della realtà più facilmente dichiarata all’esterno, insegnata, sperimentata e
approvata.
Più facile, più automatico.
Il problema è che in realtà il silenzio non esiste e per
quanto “noi” adulti siamo diventati bravissimi, perché abbiamo imparato da
bambini da “voi” adulti a parlare sopra
le nostre emozioni, la verità si manifesta e trapela in ogni gesto e istante.
L’inespresso si manifesta costantemente, e meno viene manifestato e più troverà
modo di manifestarsi da solo, nei casi più gravi a discapito della salute del malcapitato
che soffre di quella che io chiamo disabilità espressiva.
La vera disabilità è quella invisibile, ed è la più
pericolosa. Ci sono persone con stampelle e sedie a rotelle che non si possono
vedere ad occhio nudo.
Chi nasconde i suoi limiti e le sue difficoltà sta
combattendo una battaglia che non avrà mai fine.
Sono qui che annaspo, mi aggrappo alle certezze meno certe,
ma non fuggo perché ho compreso che in realtà non esiste rifugio da me stessa.
Qui, dove sono adesso, è l’unico posto dove vorrei essere
perché è dove sono, per ora… poi si vedrà. Intanto costruisco il mio regno,
edifico le fondamenta per il mio futuro, non prima di aver però distrutto
quelle delle certezze. La libertà si conquista solo correndo qualche rischio.
Intanto il tempo procede nella sua corsa, adesso ascolto suonare le campane della chiesa
qui vicino (che poi non ho mai capito con quale criterio suonano), e mi accorgo
che il tempo è passato eccome e sono già in ritardo.
Scappo che per oggi questa pausa è sufficiente e mi immergo
negli innuverevoli appuntamenti della giornata, assecondando la fretta di portarli a termine, concedendomi un po' di sacrosanta incosapevolezza e libertà di non pensare.
Compito del giorno:
- Prendi
un foglio bianco, e concentrati su quello che senti, su quello che provi.
- Scrivi
il nome di una persona che conosci e alla quale non sei riuscito/a ad esprimere
ciò che volevi.
- Scrivi
sul foglio quello che volevi dire in quell’occasione.
- Se
questa persona è una persona che ancora conosci e frequenti, vai da lei o da
lui e leggi quello che hai scritto: è un occasione imperdibile ed adesso è il momento
giusto.
- Se
non vedi o frequenti più quella persona brucia il foglio e lascia andare le
ceneri nel lavandino di casa oppure in un corso d’acqua.
- Ringrazia
te stesso/a per il gesto d’amore e di verità che hai appena compiuto.
Il silenzioso insegnamento delle piante. |
Non trovo le parole per commentare i tuoi pensieri. Ci tenevo solo a farti sapere che ammiro la lucidità del tuo riflettere.
RispondiEliminaAdesso vado a scrivere qualcosa su di un foglio bianco....
In questo momento mi riesce soltanto di dire... GRAZIE A TE... !!
RispondiEliminaQuel foglio bianco... ho sempre sperato non servisse ma, forse, anche per me stà arrivando quel momento...
Fabrizio.
Scrivete, scrivete, ma più che altro troviamo il coraggio di esprimere sempre la nostra VERITA'! Perchè la verità è che non esiste una sola di verità ma ne esiste una per ognuno di noi. Ogni volta che la taciamo, non la manifestiamo, ci facciamo solo del male e perdiamo occasioni di manifestarci per quello che realmente siamo. Forza e coraggio :)
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