giovedì 17 maggio 2012

#12

Continuando a contemplare il giardino
altrui, non proveremo alcuna soddisfazione.
Solo impegnandoci a coltivare il nostro
giardino potremo assaporare pienamente
il frutto della vita.


Torno così a scrivere i "post della felicità", trascurati per un periodo e adesso ritrovati insieme ad un libro si trovava  nello scaffale dei "libri temporanamente sospesi".
Riaprendolo così l'attenzione ritorna al momento presente e a capire quanto ogni giorno possa trasformarsi in un mattoncino di consapevolezza da aggiungere a quelli già precedentemente depositati durante il viaggio.  Ed è proprio vero, oggi scopro più di qualsiasi altro giorno l'importanza di coltivare quel giardino, soltanto mio e prezioso e mi rendo conto di quanto troppo spesso lo abbia trascurato cercando i frutti di quel giardino da qualche altra parte.
Mi ritrovo così  davanti ad una costruzione non troppo alta di mattoncini, ma alta al punto giusto da potermici sedere sopra e contemplare tutto ciò che scorre e cambia in ogni istante.

martedì 15 maggio 2012

Ogni mattina ricomincia da capo

Ci sono mattine che mi sveglio con in mente una parola, una frase, una canzone, un immagine. Ultimamente queste mattine sono tutte le mattine ed ecco che la giornata poi è influenzata da quel pensiero, da quella frase che poi si sedimenta e mette radici accompagnandomi fino a sera.
Allora ho capito l'importanza fondamentale di questa frase, di questa parola o di questa canzone e di quanto sia importante che influenzi positivamente e non negativamente lo svolgersi della giornata.
Stamattina mi sono svegliata con in mente la frase "ogni mattina ricominca da capo", come se qualcuno me l'avesse sussurrata prima che mi svegliassi.
Credo sia una frase che molti si ripetano ultimamente, visto che non è un periodo facile per nessuno: ognuno oggi, in questo momento storico più che mai, ha la sua sfida personalizzata da affrontare.
Ho compreso  profondamente il potere incredibile di queste "parole mattutine".
Mi sento come se ogni giorno avessi la possibilità di riconnettermi con me stessa come se fosse la prima volta e ricominciare. Non bisogna cambiare continente per farlo, è un click che può accadere un giorno qualsiasi, magari mentre stiamo facendo colazione al bar sotto casa.
Ogni giorno possiamo ricominciare da capo, è questa l'incredibile fantasticheria della vita.
Ogni giorno il sole sorge e tramonta, e ogni giorno possiamo sorgere e tramontare anche noi.
Ci sono vermente cose alle quali non vi è soluzione?
E se ci sono, allora possiamo cambiare il modo in cui le osserviamo e scegliere di concentrarci  ogni mattina proprio su quei pensieri, su quelle frasi che ci permettano di predisporci in uno stato che facilita e non ostacola lo scorrere della giornata...
Riporto un brano che oggi mi è capitato tra le mani, che fa parte di una dispensa di un corso che sto frequentado nel quale si lavora proprio sulla consapevolezza del momento presente (mindfulness) , e  il brano si intola "Se dovessi rivivere la mia vita".

Vorrei fare più errori la prossima volta. Vorrei rilassarmi, vorrei scaldarmi. Vorrei essere un po' più folle di quanto sia stata questa volta. Vorrei prendere le cose meno sul serio. Vorrei avere maggiori opportunità. Vorrei scalare più montagne e attraversare più fiumi. Vorrei mangiare più gelati e meno fagioli.


Vorrei, forse, avere più problemi e preoccupazioni reali, ma averne meno di immaginari. Vedete, sono una di quelle persone che vive sensatamente e giudiziosamente ora dopo ora, giorno dopo giorno.


Oh certo, ho avuto i miei momenti,  e se dovessi vivere di nuovo ne avrei ancora di più.
Infatti vorrei provare a non avere altro- solo momenti, uno dopo l'altro- invece di vivere così tanti anni sempre in anticipo su ogni singolo giorno.


Sono stata una di quelle persone che non è mai andata da nessuna parte senza termometro, senza una bottiglia d'acqua calda, senza un impermiabile, senza un paracadute. Se dovessi vivere di nuovo, viaggerei più leggera.


Se dovessi rivivere la mia vita prima, in primavera, camminerei... camminerei scalza, dopo, in autunno, mi fermerei.
Danzerei di più, andrei di più sulle giostre. Forse coglierei più margherite....

Nadine Stair, 85 anni
Louisville, Kentucky



E tu?





Forse coglierei più margherite....


mercoledì 9 maggio 2012

Una pausa di "silenzio"


Parole, parole, parole, parole.
Torno al blog, non serena, ma infastidita da questa valanga di parole e con la voglia di metterle in riga e formare un discorso simil-compiuto. Ci provo.
PAROLE. Vorticosamente si ripetono nella mia testa quasi a volerla far esplodere.
SILENZIO per favore!
L’unico rimedio sembra essere quello di scriverle e dar loro uno spazio per esistere.
Sarà forse che ho smesso di meditare da qualche tempo e adesso ne sento veramente la mancanza: oggi ricomincio, sul serio. 
Sono tornata a “casa”, nella grande città, la vecchia città, l’immortale e sempreterna, la grande madre, la vecchia signora, la sporca, la verdissima, la lenta, noiosa e malinconica, la famosa e acclamata, solita, indiscussa, amata e odiata, Roma.
Sono seduta alla scrivania della mia camera, e c’è un atmosfera surreale, sospesa, di attesa. E’ uno di quei giorni che vorrei non passassero mai, ma  continuamente leggo l’ora sul display del computer e mi sembra che il tempo scorra troppo ed esageratamente in fretta.
Fuori dalla finestra c’è un sole oramai quasi estivo, e i pollini degli alberi volano portati dalla corrente su e giù per il viale. Sembrano vivi: sembrano possedere una loro volontà anche se in reatà è il vento che decide. Trovo commovente il tentativo di ogni albero, fiore, pianta di riprodursi ogni anno, ogni primavera e il loro affidarsi ad un destino che non dipende da loro, nel loro affidarsi silenzionamente ci offrono un grande insegnamento.
Domani ho una visita medica importante per pianificare l’inizio della radioterapia: l’avventura con il linfoma non è finita,  il processo di guarigione continua ed io mi tengo ancorata al presente raccogliendo ogni energia necessaria ad affrontare ciò che verrà.  Mi sento come un soldato che prima di andare in guerra si ritrova nella stanza delle munizioni e decide quali armi e quante munizioni deve portare con sé. Sono lì che osservo e mi procuro la giusta attrezzatura, per fortuna non è la prima battaglia e sono già allenata, forse solo un po’ stanca.
E’ vero che nell’immobilità ogni cosa riemerge, ma veramente ogni cosa.
Comprendo perché molte persone hanno il terrore di fermarsi, e sostare negli spazi di tempo che esistono tra una parola ed un'altra, tra un respiro ed un altro, tra un appuntamento ed un altro.
In quello spazio c’è quel tutto che tanto si teme e che tanto si fugge.
Quello spazio è riempito da tutte le parole non dette, da tutti i pensieri incompiuti, le immagini lontane e future, da tutti i desideri e  disegni che sempre abbiamo fatto da piccoli, da quella casa colorata al bordo della strada che ci siamo sempre chiesti come sarebbe stato vivere li.
Allora il silenzio è bandito e pericoloso. E’ uno spazio inascoltato e meno viene ascoltato e più incalza e si ingrossa e più va fuggito. Si preferisce parlare dello spazio di qualcun altro, appropriarsi della realtà più facilmente dichiarata all’esterno, insegnata, sperimentata e approvata.
Più facile, più automatico.
Il problema è che in realtà il silenzio non esiste e per quanto “noi” adulti siamo diventati bravissimi, perché abbiamo imparato da bambini da “voi” adulti a parlare sopra le nostre emozioni, la verità si manifesta e trapela in ogni gesto e istante. L’inespresso si manifesta costantemente, e meno viene manifestato e più troverà modo di manifestarsi da solo, nei casi più gravi a discapito della salute del malcapitato che soffre di quella che io chiamo disabilità espressiva.
La vera disabilità è quella invisibile, ed è la più pericolosa. Ci sono persone con stampelle e sedie a rotelle che non si possono vedere ad occhio nudo.
Chi nasconde i suoi limiti e le sue difficoltà sta combattendo una battaglia che non avrà mai fine.
Sono qui che annaspo, mi aggrappo alle certezze meno certe, ma non fuggo perché ho compreso che in realtà non esiste rifugio da me stessa.
Qui, dove sono adesso, è l’unico posto dove vorrei essere perché è dove sono, per ora… poi si vedrà. Intanto costruisco il mio regno, edifico le fondamenta per il mio futuro, non prima di aver però distrutto quelle delle certezze. La libertà si conquista solo correndo qualche rischio.
Intanto il tempo procede nella sua corsa, adesso  ascolto suonare le campane della chiesa qui vicino (che poi non ho mai capito con quale criterio suonano), e mi accorgo che il tempo è passato eccome e sono già in ritardo.
Scappo che per oggi questa pausa è sufficiente e mi immergo negli innuverevoli appuntamenti della giornata, assecondando la fretta di portarli a termine, concedendomi un po' di sacrosanta incosapevolezza e libertà di non pensare.

Compito del giorno:
-       Prendi un foglio bianco, e concentrati su quello che senti, su quello che provi.
-       Scrivi il nome di una persona che conosci e alla quale non sei riuscito/a ad esprimere ciò che volevi.
-       Scrivi sul foglio quello che volevi dire in quell’occasione.
-       Se questa persona è una persona che ancora conosci e frequenti, vai da lei o da lui e leggi quello che hai scritto: è un occasione imperdibile ed adesso è il momento giusto.
-       Se non vedi o frequenti più quella persona brucia il foglio e lascia andare le ceneri nel lavandino di casa oppure in un corso d’acqua.
-       Ringrazia te stesso/a per il gesto d’amore e di verità che hai appena compiuto.


Il silenzioso insegnamento delle piante.


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