E’ un aria in movimento, di attesa, di “facciamo quel che
facciamo basta che facciamo”, il mettersi in fila per non arrivare mai,
decidersi all’ultimo per poi ricambiare idea subito dopo, cercare parcheggio e non trovarlo. Il sabato sera a Roma, se capiti per sbaglio sul lungo
Tevere, oppure sull’Ostiense oppure Testaccio, insomma in quei posti
frequentati da quelli che io chiamo “i topi fuori dalla gabbia”, che si ritrovano
tutti insieme fuori dalla gabbia nello stesso momento e non ci capiscono più
nulla; maledici il momento in cui ha deciso di abbandonare il divano
e quel film che ti interessava tanto che proprio stasera volevi vedere. Per fare cosa poi? Precipitarti
fuori di casa, essere frullato nelle arterie pulsanti di una città che sembra
non aver mai vissuto prima, che poi ti fagocita e ti risputa sempre nei soliti
posti dove ti ritrovi con la solita gente, tu con la solita faccia ma sempre un
po’ più stanca e annoiata.
E’ da un bel po’ che
non mi appartiene più questo sabato sera, un po’ perché ho deciso, un
po’ perché no, ma nonostante questo sento ancora viva quella sensazione sulla
pelle come il ricordo di una vecchia abitudine. Guardo attraverso la finestra e
cerco uno spazio in lontananza dove far riposare questi pensieri, ed ecco che intravedo sul riflesso del vetro, alle mie spalle, la porta che si apre e un
sorriso che si affaccia accompagnato da un “E' qui la festa?. E’ venuta a
trovarmi una mia amica, la mia
Amica, sono quasi 20 anni che ci conosciamo e sempre ci diciamo che faremo una
gran festa quando sarà, ma nel frattempo ci festeggiamo ogni volta per
prepararci.. giusto per non arrivare impreparate!
Con il suo stile inconfondibile sfila fuori da una
busta di carta il perfetto kit da aperitivo che comprende: tartine di ricotta e
crudo e due meravigliose bottigliette di prosecco “Maschio”, che io trovo
geniale per il suo nome, sicuramente l’inventrice del nome sarà stata una donna
e pure molto ironica.
Non siamo più in un galeone, improvvisamente siamo in una suite di un
albergo di lusso, con vista sullo skyline delle città e stiamo sorseggiando prosecco fresco : tutto può in un secondo
essere il contrario di tutto in questo magico luogo.
Eppure è quasi una settimana che sono qui dentro, ed ogni
giorno è stato così differente, mutevole.
A volte mi sembra che la realtà sia li a prendersi gioco di
me, ogni volta che mi trova convita di qualcosa, ecco che mescola le carte e
nuovamente e mi sorprende.
Inafferrabile. Mi sono lasciata cullare questi giorni
da alternanze di stati d'animo , desideri e insofferenze, consapevolezze. L’altra sera
mi sono ritrovata anche a parlare di Reiki e di vite passate con alcune
infermiere e scoprire che qualcuno in ospedale si accende anche un incenso di
nascosto quando tutti dormono ed io mi sono sentita così sollevata ed ho
chiesto subito di avere una candela in camera.
Vivendo qui scopri giorno dopo giorno come si sono costruite le "routine". Settimane dopo settimane, turni su turni di meccanico ripetere, e te ne rendi conto soltanto quando
inizi anche tu a farne parte: ecco che però riesci ad andare oltre alle apparenze, a quelle facce spesso scocciate
di infermieri e medici che in realtà sono soltanto annoiati anche loro di
ripetere i soliti protocolli e non perché ce l’hanno con te (mai, dico mai,
prendersi nulla sul personale regola fondamentale).
Tutto è mutevole, il cibo in
particolare sembra aver assorbito questa incredibile proprietà. Un giorno ti
danno soletta per le scarpe, il giorno dopo cannelloni ripieni con ricotta e
spinaci. E’ tutto fatto apposta per confonderti le idee, questo mi sembra
oramai chiaro. Ed io mi affanno a volte a star dietro a questo cambiamento a
volerlo controllare a modo mio, perché se mi rassegno mi sembra di perdere
qualcosa. Allora ecco che apporto cambiamenti miei, imparo a staccarmi le
flebo, nascondo le medicine, mi rifiuto di fare l’ennesima lastra, che poi in
realtà tutto per sbattere un po’ i piedi per terra e cercare di movimentare la routine, uscire dal protocollo.
Stasera me lo voglio proprio godere questo prosecco in questa
splendida suite a lume di candela, e brindare sulla città con la mia amica ed
ascoltare le sue avventure che mi fanno sempre tanto sognare. “Chissà se mi fa male
bere”, penso, ma dopotutto mi va e credo che sia tutta salute guadagnata ogni
volta che assecondiamo una richiesta che viene dal cuore.
Da quassù Roma adesso sembra così lontana, senza confini,
rilassata, le luci brillano e non si sente nessun rumore di macchine.
Può ogni cosa cambiare così in fretta? Ogni pensiero
portarmi prima da una parte per poi concedermi di vedere tutto l’opposto..
Dopotutto, continua a divertirmi, stupirmi e incuriosirmi
questa “mutevolezza”.
Sorrido dentro di me, e poi alla mia fraterna amica: alziamo
in alto i calici di “Maschio” e scoppiamo in una fragrante risata augurandoci, un estemporaneo ma azzeccatissimo : Buon Anno.
I maschi del sabato sera. |
Vi ho viste brindare nel calore dell'amicizia, con Roma infreddolita di fronte, gente frenetica che corre verso chissà dove, la vostra complicità si trasforma in una risata continua. Quante volte siamo state il sabato sera nel mezzo dell'ingorgo globale, da una festa a un'altra, o raggomitolate sul divano tra parole, fumo, sogni. Ovunque, in qualunque modo, senza definire migliore, è il tempo condiviso che dona valore a chi sa riconoscersi. E comunque: che bel sabato sera ragazze!
RispondiElimina