giovedì 22 marzo 2012

Paris, jour #2: L'escalade grande.

Secondo giorno a Parigi.
Recupero un po' di energie dopo la seconda giornata di esplorazione della città.
Affacciata al balcone di rue de Francois Marion ascolto il campanile della chiesa di fronte scandire le otto di sera. Adoro il suono delle campane che rimbomba per tutto il quartiere Mareis, è come se mi riportasse in questa dimensione. Le campane suonano allegramente ed è come se mi esortassero ad uscire a rimmergermi nel fiume di questa città che scorre inesorabile senza sosta. Per adesso non posso ascoltarle e lascio che ad ogni suono le immagini di un altra giornata scorrano nella mia mente.
Oggi è stato il giorno della grande scalata.
Per conoscere bene Parigi è necessario conoscere i grandi uomini e le grandi donne che hanno animato la sua storia artistica e letteraria. Parigi è senza dubbio stata la casa di innumerevoli artisti che hanno lasciato grandi contributi all'intera umanità, e i parigini di certo non lo nascondono. Sono abili nel celebrare e ricordare ciò che è stato e a tenerlo vivo e ancora accessibile.
Eccoci allora con l’intento di scoprire la  dimensione più “intellettuale” e celebrativa dello spirito francese patriottico della città e quale meta migliore del Pantheon , luogo in cui sono riposte tutte le reliquie dei più “grandi” che segnarono la storia del paese?
Se ieri è stata la giornata dedicata ad ascoltare il presente e lo scorrere delle anime che oggi vivono e popolano la Ville, oggi è stato il giorno dedicato a fare un salto nel passato.
La strada che porta al Pantheon è ripida e in salita, questo perché è costruito in cima al colle Sainte-Geneivieve e quindi non è facile arrivarci seduti su un “trono”:  ma arrivare sul tempio degli dei non può essere altrimenti e quello che si conquista ricompensa ampiamente gli sforzi fatti.  E poi niente nella vita, che valga abbastanza, può essere raggiunto senza sforzo e sacrificio.
Dopo aver acceso una candela davanti la statua di Santa Giovanna d'Arco che se ne stava fiera guardando il cielo  dentro la cattedrale di Notredame ed aver così ricevuto la sua benedizione ci siamo dirette verso il quartiere latino (chiamato così per he in epoche più antiche si usava parlare soltanto in latino e oggi ci sono strade piene di librerie, università e vecchi professori con l'aria un po' sognante).
Insieme a mia sorella sembravamo un frammento di un quadro surrealista vagante. Ci siamo fatte trasportare dall'atmosfera parigina, assumendo di conseguenza un abbigliamento adeguato: io seduta sulla sedia a rotelle con tanto di trombetta per avvisare gli ignari passanti del nostro arrivo, indossavo un cappello blu, una sciarpa rossa e un vestitino a fiori decisamente vintage; così anche mia sorella,  che abilmente mi spingeva facendo un incredibile slalom in mezzo ai marciapiedi evitando di travolgere chiunque si mettesse sulla nostra via, indossava un vestitino di seta perfettamente abbinata alla sottoscritta. Se mi fossi vista da fuori non avrei resistito a sorridere ed attaccare bottone con questa esilarante e curiosa accoppiata di folgorate.
Adoro la libertà che ti concede una città che non è la tua.
Arrivate davanti alla salita che ci separava dalla nostra ambita meta, abbiamo avuto un attimo di sconforto ma tanto era l’entusiasmo che abbiamo iniziato la scalata. Arrancavamo sullo strettisimo marciapiede tra i lavori in corso e le macchine al semaforo e oltre a ridere in continuazione e suonare la trombetta per farci  strada, e girare le ruote per avanzare,  dentro di me pensavo: “ma perché non abbiamo preso un taxi?”. Ma non riuscivo a dirlo, tanto era il mio divertimento e quanto la mia convinzione di dover continuare a scalare: prendere un taxi sarebbe stato un atto di viltà!
La vista del Pantheon,  ci ha fatto dimenticare in un attimo ogni nostro sforzo.
Si è aperta davanti a noi un enorme piazza, piena di giovani studenti universitari al sole e lì davanti a noi quest’enorme struttura con una cupola ed un incisione  caratteri cubitali che diceva “ Aux grands hommes la patrie reconnaissante” (Ai grandi uomini la patria è riconoscente).
Percorrendo quel piccolo tragitto in salita animate da uno spirito “alto” di volontà di toccare con mano un cielo di divinità, mi sono sentita far parte della formulazione di quella frase. Victor Hugo, Satre e il suo acerrimo nemico Voltaire, Jean-Jacques Rousseau e tanti altri grandi uomini e donne della storia francese stavano li di fronte a noi e ci sorridevano  e sembravano augurarci di non fermarci mai,  di compiere altre scalate, conquiste e scoperte nella nostra vita e soprattutto di inseguire sempre la realizzazione della virtù, che può muovere e domare ogni cosa.
Le campane hanno ricominciato a suonare, sono quasi le nove di sera e devo prepararmi: stasera cous cous per cena e serata “alternativa” (come direbbe mio cugino) in un localino con musica elettronica.  Beh non si può stare soltanto in mezzo alle divinità, la notte bisogna scendere dentro la terra e sentire le basse vibrazioni di Parigi che anche lì ha tanto da raccontare…
Bonne soirée!
Aux grands hommes la patrie reconnaissante



2 commenti:

  1. "... dopo ogni salita c'è sempre una discesa. Dopo un po' di pioggia esce sempre il sole... Dopo una lacrima c'è sempre un sorriso."
    Qualcuno me lo cantava tanti, tanti anni fa...

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  2. Per ogni sù c'è sempre un giù per ogni qui c'è sempre un lì.. e questo il mondo fa girar!

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