Ritorno all'immagine di me dentro il
sandwich-materasso e mi viene poi da ridere se penso alla faccia di qualche
infermiere che potrebbe ridere di me. Sono buffa, lo so e mi piace.
Mi lascio andare e mi rilasso. Ho messo di
sottofondo una musica meravigliosa, (concerto per piano di Mozart) e mi conduce
a esplorare dove altro potrei essere qui, o chi vorrei essere.
Penso che questa esperienza d’isolamento sia un
dono dal cielo.
Troppe poche volte, durante la vita quella
"fuori", ci si chiede chi si vuole essere e si finisce sempre per
seguire influenze esterne. Adesso qui, ora mi concedo di poter esplorare
universi possibili di me. Mi cerco di far portare da influenze interne. E' un
po' come recitare credo. Mi sento estremamente libera, libera di poter osservare.
E' tutto più intenso qua dentro, perché sono costretta a muovermi di meno, mi
hanno relegato dentro quattro mura, attaccata ad un tubo che mi infonde acqua e non devo
pensare al mio sostentamento, ai miei obiettivi, alla mia vita-fuori-da-qui.
L'unico e semplice obiettivo è la guarigione. Punto.
Facile, essenziale, spiazzante.
La cosa più difficile nella vita a volte sembra
essere, comprendere quello che vogliamo, sopravvivere nell'impressionante
giungla del "devi essere", "vuoi essere", "puoi
essere", "non puoi essere", "cosa vuoi?", "cosa
non vuoi?”.
Bene, lo ammetto, forse mi sono incastrata in una
trappola.
Forse è più facile stare qui segregata ad
immaginarmi universi possibili di realtà, prendermi una pausa.
Come sempre lascio la musica portarmi lontano e
questa volta mi riporta non troppo lontano. A pochi giorni fa. Sapevo che quel
momento lo avrei dovuto stampare nella mia memoria.
Ero sulla spiaggia, bianchissima, sembrava di stare
in un dépliant patinato che ti rifilano nelle agenzie di viaggio, quelli che
hanno lo stesso odore da sempre.
Per evitare che nella mia memoria rimanesse
impresso un ricordo da agenzia di viaggio, sulla spiaggia intenta ad assorbire
con ogni atomo di me stessa quei dettagli che mi sarebbero tornati
preziosissimi, già lo sapevo.
Adesso se voglio, chiudo gli occhi, e sono di nuovo lì.
Il mio letto-duna diventa così una vera e propria duna di sabbia, e mi
ricordo improvvisamente che proprio, lì su quella spiaggia avevo scavato una
buca per stare esattamente in questa posizione.
Avevo il sole sul viso, sul corpo e il mare alle mie spalle batteva ad
intervalli regolari un onda leggera, tipica di un mare non troppo mosso. Non lo
potevo vedere, ma lui stava dietro di me, immenso e così blu.
Adoro quando il mare non è troppo mosso, quando è calmo ma non del tutto
e ricorda la sua presenza con un onda flebile. Se voglio, sono lì.
La realtà è così inafferrabile a volte che è meglio prenderne ben nota
una volta che si vive. Nutrirsi di ogni attimo che scorre, per poi potersene
immergere quando più si vuole, uno dei miei passatempi preferiti.
Mi perdo in universi di possibilità che si aprono ai miei occhi, lo so
sto vagando con la mente, mi piace fuggire, immaginarmi in mille sfumature
diverse. Ma forse questo è sempre accaduto. Adesso però mi sento legittimata. E
mentre sfoglio quante cose diverse posso essere, prendo appunti.
Per oggi, è tutto, o quasi, anzi pochissimo, ma abbastanza per la mia
apertura verso l’esterno.
C’è una parte di me molto severa, che non apprezza questa faccenda del
blog. Pensa che sia soltanto un’espressione spudorata di vanità.
Universi possibili di una PERLA molto rara, grazie per condividere i tuoi bellissimi pensieri, mit.
RispondiEliminaGrazie a te Mitra per averli accolti..:)
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