mercoledì 8 febbraio 2012

Neve sciolta


Quando la neve cade lo fa senza rumore, si deposita lentamente su tutto ciò che trova e lo trasforma.

Ci sono popolazioni che sono abituate a vivere con la neve, hanno gli occhi pieni del suo colore, la pelle abituata alla sua consistenza, il naso sempre freddo.  Indossano abiti consoni, si muovono con destrezza tra i ghiacci e insegnano ai loro figli come spalare la neve davanti casa.

In alcuni posti invece arriva una volta ogni venti anni e  quanto questo accade è qualcosa che non si dimentica facilmente, diventa mito, leggenda, simbolo.

Quando accade un imprevisto, un eccezione, tutto è possibile, tutto diventa possibile se si vuole. 

Adoro quando la realtà ci porta al di fuori degli schemi comuni.

Ci si ritrova così in macchina, con le catene, su quello stesso asfalto che d'estate brucia soltanto a guardarlo, a Roma, e accanto a te una signora vestita da montagna di tutto punto con tanto di sci, e ci si chiede se per caso si è finiti in un film di Fellini.

Si osservano fenomeni del tipo "abbandono la macchina a caso", che si prolunga  finchè la neve non si è sciolta definitamente.  Surreale attraversare intere strade con macchine ammucchiate ai lati, la sensazione è di essere gli ultimi sopravvissuti all’apocalisse.

C'erano  anche quelli della serie "cammino in mezzo alla strada per non scivolare e vengo travolto da una macchina che sbanda” , fenomeno che prolungato anche dopo lo scioglimento della neve, tanto ci avevano preso gusto.

I più belli erano come al solito i bambini, ma devo dire che la neve a Roma può riportare tutti quanti nel loro mondo anche per poco: impossibile resistere alla tentazione di raccogliere un po’ di neve e  tirarsela, solo il fatto di pensarlo determina l’esperienza di regressione.

I più romantici invece hanno lasciato le loro tracce : cuori, dichiarazioni d’amore, come  si fa sul bagnasciuga della spiaggia, messaggi che hanno la durata di una mareggiata .

E per ultimo ma più importante: il silenzio. La neve si è depositata come un enorme cappotto insonorizzante sulla città impedendo ogni rumore, se non quello dello scricchiolare dei passi.

Un intera città paralizzata: messa ko da una misteriosa sostanza bianca, che altro non è che acqua.

Sono stati  giorni incantati, sospesi, e io ne ho approfittato per fare una provvista di immagini e momenti preziosi che mi serviranno per il rietro in battaglia. E' come se mi fossi preparata per un letargo.

Si dice che gli orsi prima del letargo facciano una bella scorta di salmoni che serviranno loro per poi affrontare il periodo di lungo riposo. Ho così corso questi giorni su e giù per il fiume in cerca dei salmoni più grossi, più temerari e più coraggiosi dei quali nutrirmi prima di affrontare il lungo “sonno”.

E’ stato bello uscire venerdì sera dopo l’annuncio del coprifuoco, con le catene alla macchina, esplorare la città, la trasformazione di luoghi così familiari impovvisamente nuovi e inesporati, ritrovarsi in un bar come in una baita di montagna a sorseggiare vino rosso e fuori la neve che non smetteva mai di scendere.

La neve caduta ha ricomperto ogni traccia, ogni sentiero già percorso e ha così preparato il terreno per quello che dovrà avvenire.

La sensazione era quella di avere una tavolozza nuova, pulita, candida sulla quale poter ricominciare a mischiare i colori e comporre un nuovo dipinto.

Oramai è tutta evaporata e atro non rimane che piccoli mucchietti di materia inconsistente grigiastra ai bordi delle strade.

Dove è finita tutta quella neve?

Ci vuole così poco per dimenticare a volte, soprattutto quando si tratta di eventi dei quali se ne parla così tanto.

La velocità della comunicazione, tutto facilita lo svanire veloce di ciò che accade, la memoria si accorcia. La fretta di tornare alla normalità uccide il momento di cambiamento in cui tanto può essere compreso. Se si è abili osservatori, e se si sta imparando a coltivare la lentezza, si possono imparare a scorgere le tracce di neve anche là dove non ci sono apparentemente e ci si può accorgere che i fiocchi si sono depositati anche dentro l’anima in un posto dove difficilmente potranno sciogliersi.

Considero sacro quello spazio, dove tutto è simultaneamente adesso, dove io sono in ogni luogo, in ogni tempo e in ogni fiocco di neve sciolto.

Custodisco come un ogetto prezioso l’immagine di ciò che è stato,  lo ritrovo nel mio corpo, nel mio respiro, profondamente collegato.  Io non sarei senza quella neve sciolta, sarei diversa, sento e vedo  i solchi dell’esperienza che scavano il letto del fiume della vita.

Io sciovolo con lei, verso valle.
In un modo o in un altro tutti i fiumi devono arrivare allo stesso mare.

sentire i fiocchi sciogliersi con calore della mano.



1 commento:

  1. ...Viaggiando in posti che non riconoscevamo più,scorrevano scenari di un altro pianeta.Dentro un auto piena di "rumore",circondati da una bufera di silenzio,che fiocco su fiocco,uno su l'altro,anestetizzava ogni cosa...che la si potesse toccare,o solo sentire.
    Qualcosa da non poter dimenticare.E' stato bello esserci insieme.
    Ciao FranZ!..."...No pain,no game..."

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