La felicità è una parola consunta da quanto è stata
utilizzata, un po' come le parole cuore, amore, fiore, raggio di sole.
Una volta che si ripete tante volte una parola inizia a perdere il suo significato, ci si
concentra così sulla sua sonorità e sulla vibrazione delle corde vocali che
producono con il passaggio dell’aria.
Se si prova poi a ripetere una parola tante volte ad alta
voce, essa non sembrerà più una parola, ma uno strano e buffo verso, e chi la
emette si sentirà di assumere piano piano le sembianze di un essere più vicino
alla scimmia che all’uomo sapiens.
Insomma, le parole senza il loro significato sono semplici,
inutili versi.
Felicità nell’immaginario di tutti è spesso una parola che appartiene a quel'universo
in cui la luce del sole è rosa, gli alberi sono sempre in fiore, le città sono
piene di campi di girasole, si lavora un’ora al giorno, e gli uccellini rifanno
il letto. In quest’universo le persone sono sempre gentili tra loro, si
guardano con occhi a cuoricino, si dichiarano amore eterno ad ogni secondo e
ognuno vive in totale equilibrio con tutto ciò che esiste.
Niente di più lontano dalla “realtà”.
Allora se veramente ci si vuole imbarcare in questa storia
della felicità, è forse necessario come primo step iniziare a definirne il
significato.
Apro così il Grande Dizionario della Lingua Italiana (che
sbuca fiero e autorevole dalla libreria proprio accanto a me) e dentro di me
penso che è stata un’idea geniale e che potevo pensarci prima a cercare il
significato della felicità sul dizionario, ma la mia esuberanza viene sgonfiata dal
primo significato: 1. L’essere felice; stato o condizione di chi è felice. Bene grazie mille, fino a qui ci
arrivavo: iniziano ad insinuarsi i primi dubbi riguardo la semplicità di questo
argomento.
Ecco allora risalgo alla parola precedente e alla voce
“felice” trovo: detto di una persona, che ha piena contentezza d’animo,
temporaneamente (sono felice di vederti) o in modo duraturo (pochi sono gli
uomini felici a questo mondo); nel secondo significato equivale talvolta a
“fortunato”.
La felicità secondo il dizionario sembra quindi essere
qualcosa o di temporaneo e dipendente dall’incontro con qualcuno, oppure
qualcosa di estremamente raro riservato a pochi fortunati.
Una tragedia insomma: verrebbe quasi voglia di gettare la
spugna.
Ecco allora perché siamo tutti così un po’ affranti e
lontani dal condurre delle esistenze felici: il nostro vocabolario della lingua
italiana ci dice di associare alla produzione vocale della parola “felicità”,
un significato di per sé così poco felice e in ogni modo molto distante da
quell’universo rosa che si dipinge nella nostra mente all’udire di quella
parola.
Che cosa è accaduto?
Dove è finito l’universo rosa che sognavamo sempre da
bambini, in cui tutto era possibile e ogni essere umano coopera e collabora per
il bene dell’altro in estrema gentilezza? Dove l’amore dura per sempre e non
esistono inverni?
Io credo che tra l’universo rosa e la definizione del
dizionario DeAgostini ci sia tutto un universo da scoprire.
Io non credo che la felicità sia temporanea e dipendente da
un incontro con qualcuno e basta. Come non credo che sia qualcosa di
irraggiungibile e riservato a pochi eletti.
Ma che cos’è veramente questa “contentezza d’animo” ?
La contentezza è il “sentimento intimo di chi è tranquillo
perché pago del suo stato” (Cit. Dizionario).
La felicità ha quindi
a che fare con il riconoscere e sentirsi appagati del proprio stato
esistenziale. Beh, roba facile (!!!), soprattutto di questi tempi. Chi si sente
pago del suo stato?
Questa domanda recherebbe soltanto ennesima frustrazione.
Io credo che per parlare di felicità bisogna spostarsi dalla
grammatica italiana alla fisica.
Immagino la felicità come una stazione radio, una frequenza,
alla quale chi vuole si può sintonizzare e non è dipendente da nessuna
condizione esterna, se non da una scelta consapevole interna, quella di viverla
e di spostare la manopola della nostra radio finché non ci sintonizziamo sulla
giusta stazione: un po’ come quando stiamo in macchina e cerchiamo quella
stazione radio che ci piace tanto. E’ qualcosa di accessibile e alla portata di
tutti, la cosa vera è però che non
tutti sanno dell’esistenza di questa “manopola” oppure seguono troppo alla
lettera le definizioni di un obsoleto dizionario della lingua italiana.
Non voglio di certo dire che si può stare sintonizzati
sempre sulla stessa frequenza radio, anche perché altrimenti che noia (!), ma
credo fortemente che possiamo essere liberi di poter cambiare stazione molto di
più di quello che crediamo.
Ovviamente ci sono momenti in cui la radio non prende, ci
hanno rubato l’antenna, stiamo nel mezzo di una galleria, oppure nel mezzo di
una tempesta, oppure ancora quel giorno non ci va di ascoltare la radio, oppure
la pila è scarica o non c’è corrente.
Insomma la felicità tranne in alcuni casi di “forza
maggiore”, è proprio li davanti a
noi e aspetta soltanto che ci sintonizziamo.
Mitica. |
Nessun commento:
Posta un commento