Dopo tanto osservare, e dopo tanta contemplazione ho deciso.
Oggi esco di casa.
Vado là fuori.
Ci vuole il giusto equilibrio tra il saper aspettare e l'agire. Ed io credo di essere stata ferma abbastanza da potermi permettere un uscitina oggi.
Sono a casa, sto aspettando che venga a prendermi la mia amica e mi porti in mezzo ad un parco, il richiamo della natura è forte. Per fortuna che Roma è una città molto verde.
Ho aperto le finestre, fuori c'è vento, l'aria è calda e il sole si affaccia a tratti dalle nuvole.
E' giunto il momento.
Mi chiedo se il mondo sia cambiato nel frattempo, se in questi quasi due mesi sia accaduto qualcosa.
Mi immagino di uscire di casa e di trovare al posto dei semafori dei grandi pini marittimi e accorgermi che le persone hanno imparato a sorridere anche in mezzo al traffico.
Piccole cose, mi piacerebbe vedere non mi aspetto grandi cambiamenti.
lunedì 24 settembre 2012
giovedì 20 settembre 2012
Osservare, osservare, osservare.
Lo scopo di ogni giorno è quello di svelare qualcosa di nuovo a quello precedente.
Così ogni giorno, ogni mattina ed ogni sera dedico un po' del mio tempo a pensare che cosa ha arricchito l'esperienza delle 24 ore appena vissute.
Ho scritto nel post precedente che il tempo non esiste, facendo riferimento a quello interiore o meglio ancora quello dell'anima, soggettivo e personale, intendendo con ciò che non è possibile calcolarlo su una base comune,condivisibile e misurabile; esiste però lo scorrere del tempo come di accumulo di momento dopo momento e quello è quantificabile. E' il tempo che ci vuole per cucinare una torta, per leggere un paragrafo di un libro, per consegnare un lavoro, per arrivare da S.Giovanni a Piazza del Popolo.
Ventiquattrore sono tante, sono un eternità. Facciamo che sono sedici ore, calcolando che otto ore si dorme in media, rimangono tantissime ore di momento dopo momento accumulate.
Eppure sembrano scorrere veloci, ma la velocità è soggettiva dipende da come noi poniamo attenzione a quello che accade.
Maggiore attenzione si pone, maggiore intensità verrà percepita nello scorrere di ogni giornata.
Questa è la consapevolezza che mi preme più di ogni altra oggi e che vorrei condividere.
Con una maggiore attenzione, infatti, si potrà osservare come ogni giorno si può incredibilmente trasformarsi in un infinita risorsa di informazioni, di stimoli, di curiosità e di occasioni per rendere la vita qualcosa di stra-ordinario.
Ci vuole un po' di pratica e sopratutto la voglia di trasformare ogni abitudine che ci costringe a seguire schemi ripetitivi che ci fanno percepire la giornata come un ennesima crocetta sul calendario in un'occasione per scoprire la vastità delle possibilità dell'esperienza ed accedere così ad un nuovo modo di vivere.
Tutti i giorni faccio ricerche per trovare qualcosa di nuovo e arricchire così la mia esperienza e ogni giorno mi sembra, così facendo, di poter abbracciare una parte in più di mondo, condividere una parte in più di esperienza con tutti gli esseri che popolano questo pianeta.
Oggi, inteso anche come "in questo momento storico", è necessario più che mai riuscire a cogliere le occasioni che si manifestano nel momento presente, perché più che mai è necessario avvicinarsi al proprio obiettivo personale e soltanto aprendo gli occhi e accorgendosi di quello che accade c'è più possibilità di realizzarsi.
Il problema è che intorno a noi accade tantissimo e il nostro cervello non può dar retta a tutto e così seleziona in base alle abitudini quello che serve e dopo aver fatto questo si chiude in schemi di ripetizione di quello che "secondo lui" funziona o almeno ha funzionato fino a quel momento e ce lo ripropone ogni giorno.
Purtroppo non è detto che quello che aveva funzionato funzioni anche adesso, magari funziona perché è l'unica soluzione economica che il nostro cervello (non è solo il cervello ma per semplificare utilizzo questa immagine) ha trovato in un momento passato e l'ha conservata e convalidata come buona. Tendiamo ad economizzare, a non sprecare troppe energie in soluzioni nuove, questo perché è uno schema appreso durante l'evoluzione e l'adattamento dell'uomo all'ambiente.
Ma in realtà come esseri umani siamo capaci di fare molto di più che banalmente adattarci a ciò che ci capita ed abituarci perciò a vivere in condizioni misere.
L'unico modo per liberarsi di questo è rendersene conto e riuscire a fare un piccolo passo fuori dal cerchio sicuro delle proprie abitudini e iniziare a porre attenzione a quello che sta accadendo proprio ora.
Per fare questo può essere utile iniziare ad osservarsi.
Osservare se stessi mentre si fa quello che si fa: per esempio in questo momento dove sei, come sei seduto/a e provare a vedere se senti il tuo respiro può essere utile a rendersi conto del reale momento presente.
L'unico modo per apprezzare e vivere serenamente nonostante le avversità è rendersi conto di avere una vita e che è proprio qui adesso che sta scorrendo.
E per farlo può essere di estremo aiuto iniziare ad osservarsi, a guardare come reagiamo, come ci comportiamo, cosa accade, smettendola di essere trascinati dall'inerzia delle abitudini.
Sono momenti difficili, ognuno di noi ha la sua sfida personale, il suo piccolo tsunami che ha stravolto la propria esistenza e se invece di continuare a remar contro e opporsi al cambiamento ci si arrendesse all'idea che tutto scorre e che noi siamo parte di quel tutto, e che la soluzione sta nel conoscersi meglio, la vita di ogni essere su questo pianeta sarebbe molto più serena.
Per ciò osservarsi, conoscersi, vuol dire anche fare un atto di generosità verso tutti quelli che ci circondano e di conseguenza vivere meglio anche noi.
Osserva ciò che accade adesso, fallo per te ma anche per me.
Osservo dove sono, cosa faccio, il pavimento è caldo. |
Per chi volesse iniziare ad osservarsi, consiglio questo libro ma è soltanto un idea e uno spunto per iniziare.. La verità è che ognuno ha la sua e ha anche il suo modo di prendere consapevolezza di sé. Può però essere utile all'inizio trarre ispirazione da chi il suo modo l'ha trovato.
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giovedì 13 settembre 2012
La verità è che il tempo non esiste
E così mi ritrovo a vivere quegli spazi di tempo ai
quali non avevo mai dato spazio e tempo e scopro tante cose.
Per esempio scopro quanti libri ho lasciato in
sospeso, aperti, appena sfogliati e lasciati nella libreria a riempire gli
scaffali.
Oppure quanta musica inascoltata e accumulata tra i
file del computer.
Faccio suonare un pezzo di musica classica per
chitarra, e apro un libro che volevo finire da tanto tempo e respiro lentamente
leggendo parola dopo parola.
Mi sento come se stessi lavorando a maglia e
facendo una bandiera colorata con tutti i resti di quello che avevo lasciato in
sospeso.
La voracità consumistica di questo sistema
implicitamente e perennemente sembra dare il consiglio e l’ordine di non
perdere tempo e di non soffermarsi troppo sulle cose e di prediligere la fretta
per arraffare il poco e misero che questa vita può offrirci, consumarlo e
gettarlo subito, prima che lo faccia qualcun'altro.
Terrificante.
E' come se non ce ne fosse abbastanza per tutti,
come se qualcuno dovesse essere tagliato fuori dal "grande gioco".
Il problema è che la realizzazione personale, lo
scopo della vita (sempre per chi crede che la vita abbia uno scopo o che abbia
senso dargliene uno), si sia confusamente trasformato in qualcosa di uguale per
tutti.
E' vero che sono "tempi difficili" e che
ogni giorno il bombardamento-lavaggio-del-cervello continua incessantemente, ma
non credo che sia questa la verità. Credo che la soluzione sta nel "darsi
una calmata" ed accettare che tutto può cambiare e iniziare a comprendere
che cosa è veramente importante. Solo in quel momento si può iniziare veramente
a “fare”.
Si può correre quanto si vuole ma non trovarsi mai
da nessuna parte.
Allora eccomi sommersa da libri, che sono un po' un
rifugio ma anche dei meravigliosi portali, a nutrirmi di lentezza e consapevolezze nuove che
a questa velocità riesco meglio a decifrare.
E' un po' come scendere da una macchina in corsa e
finalmente riuscire a distinguere le scritte su quei cartelli che sfrecciavano
velocemente ai bordi della strada.
Mi rendo conto di quanto tempo abbia perso a
correre.
Quanto tempo sia stata a pensare al tempo e a
preoccuparmene.
Il tempo non esiste se non come qualcosa di
economico, spendibile, calcolabile: è utile a fini pratici.
Ha senso in una dimensione lavorativa e di
efficienza e di produttività, ma deleterio per la dimensione di crescita
interiore.
La verità è che non esiste il tempo
"interno".
Non succede nulla, siamo tutti sospesi
nell'eternità del momento presente.
Ed è l'unico posto dove è possibile stare.
Fretta di andare dove?
Fretta di fare cosa?
Non c'è tempo per cosa?
Qual'è la vera paura? Di perdere tempo, di non
aderire al ruolo o a quell'immagine che come una fotografia statica tartassa la
mente e fa di tutto per dire "devi essere così, devi fare tutto quello che
puoi per essere questo e basta".
Devi avere un figlio, ti devi sposare, devi lavorare, devi essere, devi
fare. Devi essere qualcosa che non sei, e diventarlo altrimenti hai fallito.
Ma quanto è limitante questo pensiero?
Che cos’è che sei veramente?
Quante altre cose si può essere nell'eternità
dell'adesso?
Espandersi.
Comprendere le direzioni in cui espandersi, ed
ognuno ha la sua personalissima. Ed una volta trovata prendere quella strada.
Ognuno ci mette il suo tempo.
Non si può prendere il posto di qualcun altro. Non
si può più giudicare qualcuno perché non ha preso quel posto che noi crediamo
debba prendere, è una crudeltà, è il principio delle guerre e di tutti i
conflitti.
Ci vuole tempo "misurabile" per costruire
qualcosa che vale veramente, è necessaria una stratificazione di esperienze, di
consapevolezze di tentativi e fallimenti. Non esiste il tutto e subito, perché
bisogna attendere che i movimenti più profondi dell'anima facciano i loro
processi.
Non per questo smettere di incedere ed andare
avanti, ma andare avanti e smettere precipitarsi con foga per afferrare un futuro che sembra vogliono farci credere che ci possa sfuggire dalle mani.
E' una follia.
Se il tempo non esiste il futuro è già qui e gioca
con il passato ed il presente: bisogna aprire gli occhi, iniziare a
guardarlo e farci amicizia.
granelli di tempo dentro una clessidra. |
domenica 9 settembre 2012
Aria di libertà
Dopo un mese e tre giorni di reclusione dentro una stanza, ci si abitua un pochino alle quattro pareti che delimitano il tuo spazio vitale e la realtà sembra improvvisamente compressa in quei pochi metri quadri.
Del mondo "fuori" che vivevi prima rimane soltanto un ricordo e sogno e realtà si confondono.
Ogni tanto voltavo lo sguardo verso l'unica finestra e quel "quadro di realtà" animato mi incantava, sembrava una fotografia, ma gli alberi si muovevano ed ogni giorno c'era una luce diversa.
Io credo che prendersi una pausa da tutto ciò che sempre apparentemente fuori si muove è qualcosa che fa bene alla salute, all'anima e al cuore.
Fa così bene che sarei rimasta un altro pochino immersa in quel silenzio semisterizzato dove non avendo altro da fare ho iniziato ad immergermi in tutto ciò che si muove dentro.
E' stata una bella avventura.
Poi ad un certo punto mi hanno detto che potevo uscire.
Non me ne sono molto resa conto, mi sono sentita come un gatto d'appartamento che viene improvvisamente portato in campagna.
Sono uscita fuori, ho respirato l'aria, ho visto il cielo e gli alberi che vedevo dal quadro in movimento ed erano veri. Tutto si muoveva, era sempre lì, come lo avevo lasciato.
E' stato bellissimo.
Ho una gran voglia di natura, di lentezza e di solitudine. Sana solitudine.
Ci ho impiegato un anno per capire, l'importanza di concedersi uno spazio dove rimanere e sostare lontano da tutto quello che mi trascinava in una direzione oppure in un altra senza che me ne accorgessi.
Starò diventando un po' asociale?
Fatto sta che selezionare le cose, le persone, con cui entriamo in contatto è fondamentale, e che esse costruiscono la nostra salute.
E' come con i libri, come con il cibo, come con l'aria che respiriamo.
Ho i valori ancora bassi e perciò mi tocca stare a casa, e mi piace.
Stamattina mi sveglio, è domenica.
Apro la finestra, e poi le persiane, e fuori tutto tace, nonostante io abiti in una via trafficata le macchine non si vedono e si respira un aria ancora estiva ma ancora per poco.
E' mattino presto e l'aria si è un po' ripulita dallo smog durante la notte, e mi godo la frescura di questa sensazione.
Chiudo gli occhi e immagino di essere una particella minuscola e di mescolarmi all'aria, di farmi trasportare su e giù per il viale di casa e poi in alto e poi mischiarmi e girovagare un po' sulla città, e poi ancora più in là e ancora.
Libera.
Un incredibile sensazione mi avvolge, un anticipazione.
Come quando sei su un aereo e da lontano inizia a vedere le luci della città dove stai per atterrare.
Ma non ho fretta, ho ancora delle cose da fare a bordo e poi mi voglio godere l'atterraggio.
Del mondo "fuori" che vivevi prima rimane soltanto un ricordo e sogno e realtà si confondono.
Ogni tanto voltavo lo sguardo verso l'unica finestra e quel "quadro di realtà" animato mi incantava, sembrava una fotografia, ma gli alberi si muovevano ed ogni giorno c'era una luce diversa.
Io credo che prendersi una pausa da tutto ciò che sempre apparentemente fuori si muove è qualcosa che fa bene alla salute, all'anima e al cuore.
Fa così bene che sarei rimasta un altro pochino immersa in quel silenzio semisterizzato dove non avendo altro da fare ho iniziato ad immergermi in tutto ciò che si muove dentro.
E' stata una bella avventura.
Poi ad un certo punto mi hanno detto che potevo uscire.
Non me ne sono molto resa conto, mi sono sentita come un gatto d'appartamento che viene improvvisamente portato in campagna.
Sono uscita fuori, ho respirato l'aria, ho visto il cielo e gli alberi che vedevo dal quadro in movimento ed erano veri. Tutto si muoveva, era sempre lì, come lo avevo lasciato.
E' stato bellissimo.
Ho una gran voglia di natura, di lentezza e di solitudine. Sana solitudine.
Ci ho impiegato un anno per capire, l'importanza di concedersi uno spazio dove rimanere e sostare lontano da tutto quello che mi trascinava in una direzione oppure in un altra senza che me ne accorgessi.
Starò diventando un po' asociale?
Fatto sta che selezionare le cose, le persone, con cui entriamo in contatto è fondamentale, e che esse costruiscono la nostra salute.
E' come con i libri, come con il cibo, come con l'aria che respiriamo.
Ho i valori ancora bassi e perciò mi tocca stare a casa, e mi piace.
Stamattina mi sveglio, è domenica.
Apro la finestra, e poi le persiane, e fuori tutto tace, nonostante io abiti in una via trafficata le macchine non si vedono e si respira un aria ancora estiva ma ancora per poco.
E' mattino presto e l'aria si è un po' ripulita dallo smog durante la notte, e mi godo la frescura di questa sensazione.
Chiudo gli occhi e immagino di essere una particella minuscola e di mescolarmi all'aria, di farmi trasportare su e giù per il viale di casa e poi in alto e poi mischiarmi e girovagare un po' sulla città, e poi ancora più in là e ancora.
Libera.
Un incredibile sensazione mi avvolge, un anticipazione.
Come quando sei su un aereo e da lontano inizia a vedere le luci della città dove stai per atterrare.
Ma non ho fretta, ho ancora delle cose da fare a bordo e poi mi voglio godere l'atterraggio.
![]() |
Rene Magritte. Finestra rotta. |
sabato 1 settembre 2012
Settembre di progetti, inizi..
Settembre arriva silenzioso e timido, senza troppo
clamore, ma arriva.
Dalla mia finestra quassù, si vede la città e si
sente una strana elettricità nell'aria, di sospensione, come se tutti insieme
stessero trattenendo il respiro prima della grande ripresa: la ruota sta per
ricominciare a girare. Agosto è passato da troppo poco, il ricordo è ancora
troppo vivido, ma oggi è tutto diverso.
Si sente nell'aria, che anch'essa ha un altra
temperatura e densità. Fa più freddo, ho dovuto spegnere anche l’aria condizionata
e prendermi una coperta.
Guardo il cielo, le nuvole fitte fitte sembrano un
presagio dell'Autunno che dovrà arrivare.
Oggi è una piccola fotografia anticipata dei
prossimi mesi, come quelle foto sulle riviste delle collezioni autunno-inverno,
che ti colgono alla sprovvista perchè stai ancora in bermuda e sandali
sorseggiando un mohito in spiaggia.
C'è però una tranquillità nell'aria, che potrebbe
essere per qualcuno anche snervante è aria di attesa.
E' come se ci fosse un enorme video registratore dei
pensieri di tutti che è stato messo in pausa per le vacanze e adesso l'enorme
dito del Dio Tempo, sta per schiacciare il pulsante play.
Si sente proprio, non c'è nulla da fare.
Ci sono certi fenomeni di massa che possono essere
percepiti se affiniamo i sensi, e in qualche modo ci condizionano. E' come
sottostare ad una legge che ci accomuna e quindi mi sento oggi anche io un po'
così, con gli occhi puntati su Dio Tempo, aspettando quel click.
Sebbene per me sia stato un Agosto differente, e i
pensieri non si sono fermati, anzi, mi sono divertita a giocarci e trasformarli
come pezzettini di lego ogni giorno, anche io mi sento così, alle soglie di un
nuovo punto zero,
La notizia fondamentale è che: ho iniziato a
scrivere un libro, ispirato al blog.
Sono molto emozionata, le pagine scorrono sotto le
mie dita come acqua che sgorga da una sorgente di montagna. Non pensavo che i libri un po’
si scrivessero da soli, bisogna soltanto prestare loro il servizio di scriverli.
Ogni persona dovrebbe scrivere un libro nella
propria vita. E’ un modo incredibile di mettersi a confronto con se stessi.
Da quando ho iniziato a sentirmi meglio scandisco
le mie giornate in orari in cui scrivo,
pause per mangiare, e scrivere e sta andando benissimo. A volte penso che se
non avessi avuto questo spazio sospeso non avrei mai potuto iniziare
scrivere e dare inizio al mio progetto. Ringrazio dentro di me
silenziosamente per il contorto e incredibile svolgersi degli eventi.
Mi dispiace solo dedicarmi di meno al blog, ma
cercherò di rimediare.
Oggi mi sento molto bene.
E' stato un periodo intenso, per dieci giorni non
riuscivo ad alzarmi dal letto e ho esplorato terreni inesplorati. Ma dopo ogni
esplorazione, si è di norma più forti, ed eccomi qui.
Si scende sempre per poi risalire. Questo mi è ben
chiaro. Ecco perchè quando mi sento giù, aspetto. Passa sempre.
E' la regola.
Mi sono oramai installata in questo luogo,
dopodomani è un mese dal ricovero, potrei fare una festa. Oramai gli infermieri
sono la mia seconda famiglia, potrei oridinarmi una pizza con loro, invitarli a vedere un film con il microproiettore che mi ha prestato il mio amico super tecnologico, Andrea. Ogni volta gli infermieri si stupiscono per le mie tecnologie all’avanguardia e vorrebbero sedersi a vedere i film con me. Sarebbe bello. Per un paio d'ore potessero sospendere tutte le loro attività e festeggiare insieme. Peccato che negli ospedali non ci si può fermare un attimo.
Un mese.
Poco, tanto, giusto, è comunque un mese. E non mi
pesa, anzi, mi piace. E questo inizia a spaventarmi. Prima o poi dovrò pure
uscire, il mio spirito di
adattamento non ha limiti e mi spaventa anche lui. Oppure è cosa mi aspetta
fuori a spaventarmi, il fatto riprendere una vita "normale"
forse..
Oggi è passata a trovarmi mia sorella, e anche lei
stava nel "mood" settembrino, e abbiamo parlato di progetti, di futuro, di
creazione, di creatività. E’ stato bello. Anche lei ha tanti progetti e
se c’è una cosa che fa bene ai progetti è quella di renderli sempre più vivi
con l’immaginazione. E poi metterli in pratica certo.
C’è un seme che va messo prima di ogni cosa, e se
quel seme è messo bene, io sono sicura che germoglierà. L'importante è seguire
con attenzione la crescita della piccola radice e fogliolina che tenerissime
escono all’inizio. Si tratta di prenderlo in mano, metterlo in un batuffolo di
cotone ed aspettare finche le radici non siamo pronte per la terra. Quel
momento è fondamentale, è il momento in cui può arrivare il demone del Dubbio.
Bisogna cercare di essere super scientifici. E poi una volta nella terra, si
lascia che madre natura faccia il suo.
Quando se ne è andata ho sentito che manca poco
alla mia uscita, mi sentivo come se una parte di me fosse rimasta incollata a ai suoi vestiti e si fosse andata a fare un giro insieme a lei.
Fatto sta che tra poco mi tocca uscire da questo
bozzolo, e sta iniziando il conto alla rovescia.
Ne ho fatte di battaglie qua dentro e siamo quasi
alla fine della guerra, ma so che appena uscirò da qui ne inizierà un altra.
Allora mi godo questo primo di settembre, e intanto sono qui che affilo le mie
spade, lucido l'armatura, e affino i miei sensi, per un nuovo, ennesimo inizio.
Intanto buon inizio di Settembre....
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